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Realtà aumentata tra i banchi di scuola. Limite o opportunità?

Realtà aumentata tra i banchi di scuola. Limite o opportunità?

| On 23, Nov 2023

Le nuove frontiere dell’apprendimento scolastico tra realtà aumentata, formule didattiche innovative e dinamiche culturali appiattite.

di Francesco Spaghi


Picture: image via Adobe Stock. Immagine generata con Ai.


La società moderna viaggia a un ritmo spedito, asseconda sempre più spietate logiche di mercato e virali trend tecnologici che hanno un impatto significativo sia sui comportamenti di consumo, che sulle dinamiche sociali degli individui.

Anche la scuola da officina del sapere si sta lentamente piegando a dinamiche educative appiattite, un’industrializzazione del pensiero che rende gli studenti schiavi della produzione a discapito di un culto del sapere sempre più miraggio e chimera difficile da raggiungere.

Lo spirito dei nostri ragazzi appare inaridito, manca quella sete di conoscenza, quel desiderio ardente di espandere il proprio pensiero. Tra le sabbie mobili di un contesto statico anche le briciole di pensiero critico vengono risucchiate, perché tutto allontana dall’amore per la conoscenza e dalla ricerca della verità.

Il settore tecnologico traina con prepotenza questo nuovo atteggiamento, tronfio di un mercato che premia tutto ciò che viene presentato come novità, tra scintille di realtà aumentata, bagliori di visori e assenza totale di relazioni.

Non bastano gli schermi che divorano quotidianamente l’attenzione di milioni di utenti, bisogna andare più in profondità, colpire con maggiore precisione.

 

Realtà aumentata tra i banchi di scuola. Limite o opportunità?
image via Adobe Stock. Immagine generata con Ai

Ed ecco che magicamente ci si trova catapultati in una classe di bambini con mezzo volto coperto da ingombranti visori, rapiti da un’”esperienza immersiva” che li trascina in universi virtuali e li allontana dalla bellezza della conoscenza empirica.

Le chiamano Virtual Reality Experience e le etichettano come nuove formule didattiche in grado di unire narrazione, guida scientifica e scoperta di luoghi culturali. E sì, perché restando imbambolati dietro ad un visore si può viaggiare in prima persona nello spazio e nel tempo tra ambienti virtuali, permeati da storie a 360 gradi.

Se siete ancora scettici, tranquilli perché tutto rientra nel piano Next Generation EU, che a sua volta rientra nel progetto Scuola 4.0. E ora allacciatevi le cinture perché di fronte ai cinque punti di forza derivati dall’utilizzo delle tecnologie di realtà virtuale da parte dei ragazzi, non potrete che disintegrare i vostri dubbi per abbandonarvi al pensiero comune.

I famigerati studi parlano di miglioramento della conservazione delle conoscenze, di maggiore coinvolgimento dei ragazzi, di potenziamento dell’immaginazione e della creatività, ma soprattutto parlano di favorire l’inclusione di persone con bisogni educativi speciali e con mobilità limitata.

Ora, nessuno vuole demonizzare l’avvento e la conseguente integrazione di nuove tecnologie per migliorare l’apprendimento scolastico, tuttavia ritengo che in certi settori come l’arte e la musica sia più utile approcciare alla divulgazione e alla pratica della materia sfruttando interazioni dirette e fisiche.

Non può esserci paragone tra il visitare dal vivo una mostra d’arte o fruirla incollati ad un banco con un visore allacciato al capo. Ritengo che per scoprire la vita e le opere di un artista , per capire la sua traccia e la sua tecnica nel contesto di una determinata corrente pittorica, non vi sia soluzione migliore che toccare con mano l’arte, osservarla da vicino e rimanere rapiti dalla bellezza di un gesto reale tradotto in un potenziale capolavoro.

Rimane indubbia la potenzialità di queste nuove tecnologie di offrire supporto o integrazione nel percorso didattico dei ragazzi, urge più che mai invece la necessità di definire una scala di priorità educative dove la figura dell’insegnante deve rimanere centrale e dall’interazione con i ragazzi devono nascere germogli di meraviglia.

Investire nella formazione degli insegnanti non può che rappresentare la strada migliore per cambiare il modo di vivere la scuola da parte degli studenti, dove un conformismo rigido deve essere sostituito da un costante impegno e da un creativo coinvolgimento attivo.

Bisogna tornare a concepire l’istruzione come un grande amore pervasivo e assoluto, e dunque lunga vita all’entusiasmo e alla passione degli insegnanti capaci di fare breccia nel cuore degli studenti.

Solo attraverso quel carisma contagioso e quella capacità di condividere con naturalezza il sapere sarà possibile stimolare un desiderio di approfondimento, una curiosità sempre più ardente.


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