Non me la racconti giusta - Arte pubblica in carcere
Redazione Art-Vibes | On 13, Dic 2016
Un progetto di arte pubblica a cura di Collettivo Fx e Nemo’s.
di Redazione Art Vibes
Picture: Non me la racconti giusta – Casa circondariale di Ariano Irpino. photo credits: Antonio Sena.
“Non me la racconti giusta” è una di quelle frasi che esprimono diffidenza, è una frase a volte leggera ma che nasce dalla mancanza di fiducia o dal pregiudizio, “raccontare” inoltre, presume il desiderio di saperne di più.
“Non me la racconti giusta” è anche un progetto di arte pubblica che nasce dalla collaborazione tra gli artisti Collettivo Fx e Nemo’s, il magazine di arte e cultura contemporanea ziguline e Antonio Sena, fotografo e videomaker. L’obiettivo è quello di riportare l’attenzione sul carcere, una dimensione scomoda per la nostra società e spesso trascurata dalle istituzioni.
Uno dei paradossi del carcere è che i detenuti vivono quotidianamente una realtà che non gli appartiene e che non li rispecchia, di conseguenza, la realizzazione di un’opera d’arte ideata e concretizzata attraverso il loro lavoro rappresenta qualcosa che possano sentire proprio.
Attraverso un intervento artistico, la realizzazione di un video-racconto e il coinvolgimento attivo di un gruppo di detenuti, il progetto si propone di riflettere e di far riflettere sulla dimensione “carcere” attraverso la street art.
Il rapporto con gli altri, la natura, il lavoro e la cultura sono gli spunti che Collettivo Fx e Nemo’s hanno fornito ai partecipanti per innescare la discussione e coinvolgerli attivamente. Oltre alla fase progettuale gli artisti hanno posto le basi per la realizzazione pratica dell’opera, attraverso lo studio delle tecniche di tracciamento e riempimento, la definizione di linee, figure e perimetri, lo studio dei volumi e la definizione dei dettagli.
NON ME LA RACCONTI GIUSTA – ARIANO IRPINO- video courtesy of: Antonio Sena
Per ogni tappa un gruppo di detenuti viene coinvolto nella realizzazione di un murales all’interno del carcere dove l’ideazione e la progettazione dell’opera non vengono imposte dai coordinatori ma generate dal confronto tra gli stessi detenuti. Questo aspetto rappresenta un elemento molto importante, in quanto, tra i principali obiettivi c’è quello di dare ai detenuti la possibilità di mettersi alla prova in un progetto culturale, pensato e realizzato da loro, e per loro, e non introdotto dall’esterno. Il metodo di lavoro consiste nel creare un tavolo di discussione sul quale i coordinatori pongono degli spunti di riflessione per animare un dibattito, da questa fase emergono dei contenuti che i detenuti andranno a tradurre in immagini, infine, fornite le basi tecniche, si passa alla realizzazione materiale del disegno.
Il primo intervento ha preso vita dal 7 all’11 novembre 2016 nella Casa circondariale di Ariano Irpino dove, Collettivo Fx e Nemo’s hanno guidato Aleksandr, Antonio, Dymitro, Giuseppe, Jimmy, Roberto e Stanislao nella realizzazione di un murales di 20×5 metri raffigurante il volto di Ulisse.
La scelta non è caduta su questo personaggio in modo casuale, infatti, il suo lungo viaggio pieno di insidie si associa facilmente alla personale odissea dei detenuti e, per entrambi, il ritorno a casa è la forza motrice che spinge a superare ogni difficoltà. Un esempio positivo di come la forza d’animo sia determinante per la buona riuscita delle proprie imprese.
NON ME LA RACCONTI GIUSTA -CASA DI RECLUSIONE DI SANT’ANGELO DEI LOMBARDI – video courtesy of: Antonio Sena
Il secondo step si è svolto invece dal 21 al 25 novembre nella Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi dove Antonio, Carmine, Danilo, Francesco, Gianluca, Giuseppe, Pasquale, Raffaele, Renato e Vincenzo hanno dato vita a un Totò alato di 30×5 metri nel passeggio principale del carcere. Anche in questo caso, il metodo è stato lo stesso ovvero sedersi a un tavolo per decidere insieme come strutturare il progetto, quindi l’idea da esprimere e come realizzarla praticamente.
L’immagine di Totò è stata fortemente voluta dal gruppo, composto interamente da napoletani, ma dedicata a tutti i detenuti del carcere, per lo più partenopei. Dipingere Totò ha significato dare voce alla napoletanità, quella buona, essendo un personaggio riconosciuto universalmente come emblema del teatro e del cinema ma anche un uomo umile e generoso che non ha mai dimenticato le sue origini.
“Non me la racconti giusta” rappresenta il primo appuntamento di un ideale percorso in più istituti carcerari e si pone l’obiettivo di coinvolgere altre città per creare una rete di interventi e inviare il messaggio in modo più chiaro e forte.
In seguito, gli interventi saranno accompagnati da un’opera all’esterno, a simboleggiare il detenuto fuori e dentro la dimensione carceraria, e mirata a ricordare che si commettono errori ma che il pregiudizio non da nessun apporto positivo alla risoluzione dei problemi che riguardano la nostra società. Lavoro manuale, coinvolgimento in un’iniziativa culturale e la creazione di un progetto continuativo sono le basi sulle quali si fonda questa iniziativa.
Non me la racconti giusta – Casa circondariale di Ariano Irpino. photo credits: Antonio Sena
Non me la racconti giusta – Casa circondariale di Ariano Irpino. photo credits: Antonio Sena
Non me la racconti giusta – Casa circondariale di Ariano Irpino. photo credits: Antonio Sena
Non me la racconti giusta – Casa circondariale di Ariano Irpino. photo credits: Antonio Sena
Non me la racconti giusta – Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi. photo credits: Antonio Sena
Non me la racconti giusta – Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi. photo credits: Antonio Sena
Non me la racconti giusta – Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi. photo credits: Antonio Sena
Non me la racconti giusta – Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi. photo credits: Antonio Sena
– via: Art Vibes submission – photo credits: ©Antonio Sena
Further reading:
– website: ziguline.com/nonmelaraccontigiusta
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