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Jacob Ehrbahn - Refugee Stream

Jacob Ehrbahn – Refugee Stream

| On 04, Nov 2016

Nei suoi scatti non c’è alcuna retorica, c’è solo verità. Una verità che parla di guerra e di gente che scappa spaventata.

di Annalisa Grassano


Picture: Jacob Ehrbahn – Traveling to Germany, Refugee Stream, Röszke (Hungary), 2015.


La serie Refugee Stream del fotografo danese Jacob Ehrbahn, coglie le emozioni di un gruppo di migranti giunti in Europa dalla Siria e dall’Afghanistan.

Un magnifico reportage, premiato al Siena International Photography Awards nella categoria Storyboard, che racconta le storie di chi lascia la propria terra martoriata dal conflitto, un esodo di massa continuo verso la vita.
Nei suoi scatti non c’è alcuna retorica, c’è solo verità. Una verità che parla di guerra, di gente che scappa spaventata, partenze di speranza dove nessuno sventola un fazzoletto bianco per salutare, perché chi resta non saluta, chi resta muore.
Il suo è un viaggio struggente, che indubbiamente ci fa riflettere, ci fa sentire i figli del mare come nostri figli, i bambini che scappano sono come i nostri bambini, gli stessi occhi, lo stesso profumo di futuro. Un futuro che per alcuni non sboccerà mai, sommerso dalle ondate di un mare buio, che inghiotte tutto, anche i sogni e la paura.
Ogni fotografia documenta che questa gente esiste, lotta per vivere con gli occhi sgranati di chi ha visto l’uomo nella sua versione peggiore, animale feroce e potente che fa paura, che ruba la vita di chi non ha niente se non macerie. Macerie nelle strade, macerie dentro al cuore, macerie anche nei ricordi felici, che ormai bisogna conservare lontano per non soffrire di più.
Una terra li insulta e un’altra non li vuole, mille mari, mille strade, mille scarpe rotte e poi pianti, addii, e cadaveri impolverati.
La guerra è un mostro vorace che mangia uomini, donne, bambini, vecchi, giovani, poveri e …no i ricchi quasi mai. Noi stiamo a guardare da lontano sperando solo che prima o poi il mostro sia sazio, e non mangi anche noi.

 

Jacob Ehrbahn - Refugee stream, Eftalou , Lesbos (Greek) - 2015
Jacob Ehrbahn – Refugee stream, Eftalou, Lesbos (Greek) – 2015.
Un’imbarcazione carica di persone provenienti dalla Siria e dall’Afghanistan approda sulla spiaggia vicino Eftalou sull’isola greca di Lesbo. Hanno vissuto una traversata difficile e tutti sono incredibilmente sollevati per aver finalmente raggiunto la terraferma.

Jacob Ehrbahn - Why no help?, Refugee Stream, Lesbos (Greek), 2015
Jacob Ehrbahn – Why no help?, Refugee Stream, Lesbos (Greek), 2015.
Quando finalmente raggiunge la terraferma, un uomo scoppia in lacrime e grida “Perché nessun aiuto, perché nessun aiuto?”. Molti dei passeggeri di questa traversata sono visibilmente emozionati e commossi. Sono stati in mare per due ore e hanno dovuto tirare fuori l’acqua dalla loro imbarcazione per l’intero viaggio.

Jacob Ehrbahn - Brawls and fights, Refugee Stream, Moria, Lesbos (Greek), 2015
Jacob Ehrbahn – Brawls and fights, Refugee Stream, Moria, Lesbos (Greek), 2015.
Al centro di registrazione di Moria a Lesbo le condizioni sono atroci. C’è carenza di cibo, acqua, assistenza medica ed igiene. Nella fila degli uomini non provenienti dalla Siria, pericolose zuffe e risse scoppiano a causa dei disaccordi sul posto nella fila.

Jacob Ehrbahn - Mahboubeh, Refugee Stream, Moria, Lesbos (Greek), 2015
Jacob Ehrbahn – Mahboubeh, Refugee Stream, Moria, Lesbos (Greek), 2015.
Mahboubeh, 19 anni, originaria dell’Afghanistan è scappata attraverso l’Iran, dove ha vissuto illegalmente con suo marito ed il loro figlio di quattro anni Matin. Per il terzo giorno consecutivo hanno aspettato in fila all’esterno del centro di registrazione di Moria. La pioggia è caduta battente ed il loro figlio si è ammalato.

Jacob Ehrbahn - Refugees and Migrants, Refugee Stream, Augusta, Sicily (Italy), 2015
Jacob Ehrbahn – Refugees and Migrants, Refugee Stream, Augusta, Sicily (Italy), 2015.
La marina italiana guida 334 imbarcazioni cariche di rifugiati verso il porto siciliano di Augusta. Sono stati salvati il giorno precedente vicino alle coste libiche. Qui, i rifugiati/migranti vengono scortati dalla nave della marina verso la tendopoli provvisoria del porto.

Jacob Ehrbahn - Makeshift Camp, Refugee Stream, Catania, Sicily (Italy), 2015
Jacob Ehrbahn – Makeshift Camp, Refugee Stream, Catania, Sicily (Italy), 2015.
Un gruppo di rifugiati dell’Eritrea ha costruito un campo improvvisato su di un lotto vuoto in una delle piazze centrali di Catania. Molte delle barche cariche di rifugiati che raggiungono il porto siciliano rimangono solo per pochi giorni, prima di muoversi nuovamente verso nord attraverso l’Europa.

Jacob Ehrbahn - Under the border, Refugee Stream, Röszke (Hungary), 2015
Jacob Ehrbahn – Under the border, Refugee Stream, Röszke (Hungary), 2015.
Una famiglia di rifugiati striscia al di sotto del controverso confine marcato dal filo spinato costruito dall’Ungheria sulla frontiera serba.
I capelli della piccola bambina rimangono impigliati nel filo e vengono persi secondi preziosi per liberarla.

Jacob Ehrbahn - Crossing Horgos, Refugee Stream, Horgos (Serbia), 2015
Jacob Ehrbahn – Traveling to Germany, Refugee Stream, Röszke (Hungary), 2015.
Dopo esser entrati in Ungheria attraverso la Serbia, un gruppo di rifugiati siriani cerca di raggiungere la stazione dei treni per arrivare in Germania. Poco prima, quello stesso giorno, sono stati detenuti in un campo dalla polizia ungherese, intenzionata a spostarli in un centro di accoglienza.

Jacob Ehrbahn - Crossing Horgos, Refugee Stream, Horgos (Serbia), 2015
Jacob Ehrbahn – Crossing Horgos, Refugee Stream, Horgos (Serbia), 2015.
Un gruppo di uomini, attraversando Horgos, s’infuria contro la polizia sul confine con la Serbia. Riescono ad abbattere il filo spinato e ad aprirsi un varco, nella speranza di riuscire ad entrare in Ungheria.

– photo credits: © Jacob Ehrbahn


Further reading:

– website: greatphotojournalism.com/jacobehrbahn.html


Comments

  1. Elizabete Hammel Hammel

    Ninguém vê o sofrimento desse povo. Os desgraçados das potências incentivam as guerras, desunem os irmãos, para roubar o petróleo. Está na hora do mundo reagir, quanto tempo esse povo provoca guerras, destruindo famílias, matando, roubando, causando sofrimentos.

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