Darko Labor - Edna S.
Redazione Art-Vibes | On 26, Set 2017
La fotografia come chiave di accesso al misterioso mondo delle “number stations”.
di Redazione Art Vibes
Con il termine “number stations” veniva identificato il modo bizzarro con il quale, durante la Guerra fredda, i governi inviavano messaggi segreti ai loro agenti che facevano le spie in Paesi stranieri. Ci si serviva di emittenti radiofoniche con trasmettitori potentissimi in onde corte che trasmettevano il codice identificativo del messaggio, seguito da una sequenza di numeri letta da voci a seconda dei casi maschili, femminili o anche di bambini, spesso trasformate in timbri paurosi oppure computerizzati, che rendevano il discorso, già misterioso di suo, ancora più drammatico. Nessun governo ha mai ammesso l’esistenza delle number stations.
In pratica, le radio mandavano in onda a un orario prestabilito dei messaggi numerici. Le spie accendevano la radio dal Paese nel quale erano in missione e tramite le istruzioni in codice riuscivano a identificare il messaggio: nessuno era in grado di farlo eccetto coloro ai quali era rivolto. Oggi le number stations esistono ancora, ma sono sempre più rare.
Tutti siamo sempre connessi grazie alla tecnologia, che si basa sempre su numeri e codici: ognuno di noi, quindi, con tutto quanto facciamo, comprese le nostre fotografie come quelle qui esposte, potrebbe essere utilizzato come metodo di trasmissione di messaggi segreti, se qualcuno volesse farlo. Ognuno di noi, come i soggetti di queste fotografie, può diventare number station.
©Darko Labor – Edna S.
Su questo sospetto ha lavorato Darko Labor, allestendo una sequenza di “messaggi cifrati” che attingono ai materiali più vari: fotografie in presa diretta, fotografie prese dalla rete, ritratti di persone defunte, ricostruzioni attraverso montaggi, sovrapposizioni, ridondanze, una sorta di saturazione del codice che lascia aperta la strada a interpretazioni e rimandi. La fotografia smette di essere rappresentazione del mondo o di sé, diventa pura traccia che lo spettatore, come un investigatore o un agente oltrecortina, può provare a decrittare. A suo rischio e pericolo.
Ma chi era Edna Sednitzer, ossia Edna S.? Non si è mai scoperto, ma alcuni esperti sostengono fosse una number station che trasmetteva dalla Bulgaria. Una voce femminile automatizzata. Probabilmente una spia, o almeno una catena di numeri che erano in realtà messaggi segreti in onde corte. Quasi tutti gli amici di Edna S. sono morti.
Ancora oggi però si può ascoltare la sua voce
L’autore
Darko Labor ha lavorato per più di 20 anni come giornalista radiofonico e televisivo nel suo Paese di nascita, la Croazia. La passione per la fotografia nasce come difesa personale dalle deadline giornalistiche e come modo per proteggere se stesso dai ritmi frenetici che il suo lavoro gli imponeva.
Col tempo, la fotografia ha iniziato a occupare tutto il suo tempo e il suo spazio. Darko Labor attualmente vive e lavora a Milano. Fotografa gente per le strade, vetri rotti, vetrine sporche, tovaglie, tende, santini e altri oggetti ancora: a volte da soli, a volte utilizzati come pezzi che poi diventano fotografia di qualcosa che, in quel momento, reputa bello o interessante da dire.
©Darko Labor – Edna S.
©Darko Labor – Edna S.
©Darko Labor – Edna S.
– via: Art Vibes submission – images courtesy of: Baretto Beltrade
– Exhibition info: Darko Labor – Edna S.
– When: 28 settembre – 29 ottobre 2017. Inaugurazione: 28 settembre ore 19
– Where: Baretto Beltrade, c/o Cinema Beltrade, via Oxilia 10, Milano.
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