“Broken Cities” - Una narrazione fotogrammetrica in 3D mostra l’impatto della guerra dal punto di vista strutturale e sociale
Francesco S. | On 26, Dic 2023
Una potente esperienza digitale che trasforma gli utenti in testimoni delle storie di resistenza, solidarietà e rinascita che emergono dalle macerie.
di Francesco Spaghi
– Picture: image via: icrc.org
Le inquietanti conseguenze del conflitto urbano prendono vita attraverso “Broken Cities”, un’esperienza coinvolgente creata sovrapponendo 35.000 fotografie nella prima mostra fotogrammetrica in 3D degli interni di edifici danneggiati dalla guerra.
Stiamo parlando di una potente esperienza digitale, curata dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, che accompagna gli spettatori in un viaggio attraverso i modelli 3D dell’ospedale universitario Ibn Sina di Mosul, del Vecchio Bazar di Aleppo e di una torre residenziale a Gaza, una regione quest’ultima che nelle ultime settimane ha subito massicci attacchi distruttivi a causa dell’imperversare della guerriglia urbana. Gli utenti che interagiscono con il progetto diventano testimoni delle storie di resistenza, solidarietà e rinascita che emergono dalle macerie.
Attraverso una narrazione accattivante e mostre multimediali, “Broken Cities” mette gli spettatori in contatto diretto con le narrazioni personali dei sopravvissuti. Feryal, Faiz, Satha, Safwan e altri condividono la loro lotta per ricostruire vite distrutte molto tempo dopo la fine dei combattimenti.
Tutto il progetto si basa sulla fotogrammetria, una delle tecniche di rilevamento più potenti e accurate esistenti oggi: migliaia di fotografie sovrapposte scattate da droni e fotocamere portatili, garantiscono che ogni angolo e dettaglio di ciascuna struttura vengono catturati.
“Questo progetto unico rende omaggio ai civili sopravvissuti e offre una finestra profonda sul costo umano della guerra”, ha affermato Fabrizio Carboni, direttore regionale del CICR per il Medio Oriente. “Mentre città come Aleppo, Gaza e Mosul fanno notizia durante la guerra, i bisogni a lungo termine e le sfide continue affrontate dai loro residenti raramente registrano un eco di notizia. ‘Broken Cities’ ci spinge ad affrontare il costo umano nascosto della guerra nelle città e l’urgente necessità di cambiamento”.
Mettendo in luce il ruolo delle autorità e della comunità internazionale nel ridurre al minimo la sofferenza dei civili, “Broken Cities” mira a ispirare empatia e azione tra chi guarda, perché quando il conflitto infuria nelle aree urbane, il danno devastante inflitto ai civili è innegabile. Va sottolineata l’importanza del rispetto del diritto internazionale umanitario e deve essere assolutamente evitato l’uso di armi esplosive pesanti nelle aree popolate.
Dal punto di vista tecnico “Broken Cities” utilizza la fotogrammetria ad un livello avanguardistico, una tecnica senza contatto e non distruttiva, che cattura con precisione le dimensioni e le caratteristiche di spazi e oggetti attraverso un numero molto elevato di immagini.
I modelli 3D di Broken Cities sono stati creati sulla base di fotografie scattate dalle squadre sul campo del CICR durante l’estate del 2022, utilizzando droni e fotocamere portatili, garantendo che ogni angolo e dettaglio di ciascuna struttura venissero catturati.
Da sottolineare che questo lavoro è antecedente all’escalation di violenza dell’ottobre 2023 in Israele e Gaza: difatti al momento della pubblicazione la torre di Al Mena è ancora in piedi ma si sta ancora cercando di stabilire se le persone intervistate a Gaza siano ancora vive.
In primis ci si sofferma sul progetto intitolato “Vecchio Bazar” di Aleppo, Siria: l’identità di una città sepolta tra le rovine di un mercato storico”, una narrazione che evidenzia le lotte durature di intere comunità, anni dopo la distruzione del centro economico, sociale e culturale della città.
“Gli anziani dicono che è troppo tardi per ricostruire e riavviare la loro attività. Sperano che i loro figli lo possano fare. Tutto nella vita muore, ma non i Souk, ritornano sempre in vita”, ha affermato Hasan Ahmad Swaidan, proprietario di un negozio di Souk.
Poi è il turno di “Mosul Ibn Sina Teaching Hospital, Iraq: come l’assistenza medica è diventata una vittima della guerra”, una narrazione che si concentra sull’impatto a lungo termine che ha avuto la distruzione del più grande ospedale della città sull’assistenza sanitaria pubblica.
“Non tutte le persone possono permettersi di pagare le rette degli ospedali privati o di andare fuori città. Ecco perché abbiamo ripristinato da zero l’ospedale Ibn Sina. Il nostro obiettivo finale è servire la nostra gente in città”, ha affermato il Dr. Faiz Ibrahim AL-Hamdani, direttore dell’ospedale universitario Ibn Sina.
Infine viene presentato “Housing Tower in Gaza: Families’ Hopes and Memory Lost in un condominio bombardato”, un progetto che fa luce sul costo mentale che i senzatetto, la miseria, gli sfollamenti e le reti di sostegno fratturate comportano sulle persone.
“Tutto è stato sepolto sotto le macerie. Ho perso la speranza in tutto. Non potrò ricominciare da zero. Ho vissuto in questo appartamento per quasi trent’anni. Il mio investimento per tutta la vita è svanito. Era tutto appiattito, come se non fosse mai stato lì. Tutti i miei ricordi sono stati sepolti. Ricordi di tutta la mia vita, tutto ciò che ricordo era a casa mia”, queste sono le dichiarazioni di Feryal Al-Sayegh, proprietario di un appartamento nella torre Al-Mena.
Combinando fotografia, tecnologia ed esperienze coinvolgenti, “Broken Cities” crea un viaggio accattivante che favorisce la comprensione, l’introspezione e il cambiamento significativo. Serve da catalizzatore per gli individui, le comunità e i politici per rivalutare il loro ruolo nella creazione di uno spazio più sicuro per i civili, anche nel peggiore contesto di guerra immaginabile.
– via: icrc.org
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