Gianmaria Testa - Traiettorie emotive
Annalisa Grassano | On 16, Set 2014
Nelle sue canzoni raffinate, misurate ed intense racconta l’uomo e ne scandaglia il cuore.
Intervista di Annalisa Grassano
Gianmaria Testa è uno dei più apprezzati e pregiati cantautori italiani, dal carattere riservato e schivo in perfetto tono con il suo modo di cantare; un cantare a bassa voce ma in maniera violenta e lieve, un sussurrare all’orecchio di sogni e nostalgie che colorano il tempo e lo fanno con delicata sensibilità.
Libero dalle meschine e logoranti logiche di mercato, scrive per sé, per dare forma alle emozioni, per raccontare. Nel suo racconto si riscopre uno straordinario artista che nonostante l’enorme successo resta un uomo, così sincero e così umanamente vero da essere considerato dal pubblico non come un estraneo, ma come un vecchio amico, uno di quelli che su un’ altalena di parole nude è capace di trasportare ora in alto ora in basso, in un potente gioco emozionale.
Con la sua voce roca e morbida canta di sguardi, di incontri, di malinconici istanti, di un mondo intimo e carico di turbamento, con commovente realismo parla attraverso le sue storie semplici e vive, narrate con rara eleganza, che costituiscono una vasta fenomenologia dei sentimenti.
La sua musica è una fuga dalla prigionia delle consuetudini, scuote dalla sonnolenza intellettuale e riaccende la passione per il vero.
Abbiamo avuto il grande piacere di intervistarlo ed ecco cosa ci ha raccontato.
Copertina Album “Men at work”
Cominciamo dal titolo del tuo album “Men at work”.
La ragione più leggera è che il disco è il risultato di una serie di concerti in Germania, Austria e Lussemburgo e Men at work è stato il cartello che abbiamo incontrato con più frequenza negli oltre 6000 chilometri percorsi. Un altro motivo è che nel cd ci sono alcune canzoni che parlano di lavoro, o meglio, di ciò che il lavoro è diventato in questi ultimi anni. C’è infine una ragione più metafisica relativa all’idea che da questa situazione di crisi, non soltanto economica, che da molto tempo coinvolge l’Italia e più in generale l’Occidente, se ne esce con il contributo e il lavoro di tutti, uomini e naturalmente donne.
Dopo aver conquistato la Francia sei riuscito ad ottenere anche in Italia l’attenzione meritata, fino ad estendere la tua fama anche in Europa, diventando uno degli chansonnier più amati. Il successo e la popolarità cosa hanno cambiato, cosa ti hanno fatto capire?
Termini come “conquistare” e “fama” non mi appartengono, vivo le mie canzoni come un fatto privato anche se condivisibile. Il fatto di sapere che un certo numero di persone ascolterà quello che scrivo ha però aumentato l’attenzione ai particolari e anche il rapporto etico con la scrittura. Si può anche girare in mutande fra le quattro mura di casa propria, ma non sarebbe normale farlo passeggiando per strada a meno che non sia una scelta voluta per esprimere qualcosa.
Moltissimi ti hanno definito un cantautore/poeta. Quali sono le differenze, qualora vi siano, tra canzone e poesia?
Non credo di saper scrivere poesie. Credo che canzone e poesia abbiano una certa parentela senza essere sorelle.
La canzone deriva la sua forza dall’alchimia fra testo, melodia, armonia, ritmo e anche dal fatto di non richiedere fatiche di lettura. La poesia rimane silente e paziente su un foglio fino a quando gli occhi di qualcuno non decidano di farla vivere. Allora, la bella poesia, è capace di smuovere anime e coscienze più di qualunque canzone. Erri de Luca dice che la poesia è il formato da combattimento delle letterature, sono d’accordo con lui.
Che cosa significa fare musica oggi?
Quello che già significava in passato, utilizzare uno strumento alternativo alla parola parlata per esprimere emozioni. Tutto il resto è mercato.
Hai continuato a fare il ferroviere fino al 2007, momento in cui gli impegni con la musica ti hanno coinvolto completamente, occupando tutto il tuo tempo. Cosa ti manca di quella vita? cosa ti ha lasciato?
Mi manca il rapporto solidale con i colleghi, la soddisfazione immediata e diretta di vedere i risultati di un lavoro ben fatto e anche un ritmo di giornate e quindi di vita dettato da qualcosa di meno aleatorio della creatività.
Quali dischi ti hanno fatto e ti fanno compagnia, c’è una canzone a cui sei particolarmente legato?
Sono troppi i dischi e le canzoni per farne un elenco sia pur ridotto. Riassumo dicendo che mi hanno fatto e ancora mi fanno compagnia tutti quei dischi, non soltanto di canzoni, in cui sento una qualche verità.
In una realtà che tende sempre più all’omologazione e a scenari di grigia ripetizione, l’uomo sarà ancora capace di fantasia?
E’ nei momenti più complicati che la fantasia svolge il suo ruolo massimo perché permette l’accesso a mondi diversi dal presente. Sono però convinto che chi, attraverso qualunque forma di creatività, sia riuscito a conquistarsi un qualche diritto di ascolto, non possa prescindere da ciò che lo circonda. Se alla creatività togliamo la parola libertà la trasformiamo in un mero esercizio di stile. E la libertà non è quasi mai gratis, richiede fatica, coraggio, immaginazione, etica. La creatività non può essere asservita a nessun potere e a nessun mercato.
Cosa è la bellezza?
Non so rispondere a questa domanda, almeno in termini assoluti. Ma stamattina ho preparato dei ravioli fatti a mano con mio figlio Nicola che ha 9 anni e mi aiutava e con mia moglie Paola che ogni tanto veniva a sbirciare in cucina i suoi due uomini indaffarati e infarinati e sorrideva. Mi è sembrato di vedere e di vivere qualcosa di molto vicino alla bellezza.
Ringraziamo Gianmaria Testa per il tempo e la grande disponibilità. Per maggiori info: www.gianmariatesta.com
– Top video courtesy of: Gianmaria Testa
– image courtesy of: gianmariatesta.com
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