Mehrdad Oskouei - Sunless Shadows
Redazione Art-Vibes | On 15, Set 2020
Un film documentario che indaga la fragilità di giovani donne abbandonate dalla società, detenute per aver ucciso il loro orco, schiacciate da un atteggiamento patriarcale ancora troppo radicato culturalmente nella società iraniana.
di Redazione Art Vibes
Picture: Sunless shadows di Mehrdad Oskouei – Iran, Norvegia 2019
Un intimo e al tempo stesso potente ritratto della vita quotidiana in un centro di detenzione minorile in Iran. Questo è il racconto di “Sunless Shadows” il nuovo film-documentario di Mehrdad Oskouei (Iran, Norvegia 2019), in cui vengono raccolte le testimonianze di un gruppo di ragazze adolescenti, rinchiuse in prigione per aver ucciso il marito, il padre o un altro membro maschile della loro famiglia.
Da sole davanti alla macchina da presa, i loro pensieri, sentimenti e dubbi irrompono come un fiume in piena, innescando un confronto crudo e sorprendente con il patriarcato iraniano.
Dopo “Starless Dreams” del 2016, sempre incentrato su ragazze adolescenti in un centro di detenzione minorile a Teheran, questa volta le assassine sono totalmente destigmatizzate, riprese mentre si prendono cura l’una dell’altra, mentre discutono delle sofferenze patite per mano dei loro aggressori, (alcune sono state brutalmente picchiate fin da piccole, costrette a sposare uomini più anziani di loro).
IDFA 2019 | Trailer | Sunless Shadows. video courtesy of: IDFA
Al centro dell’interesse del regista emerge la fragilità di queste donne abbandonate dalla società, costrette a vegetare in luoghi coatti, schiacciate da un atteggiamento patriarcale ancora troppo radicato culturalmente per essere minato nelle sue fondamenta.
A volte Oskouei lascia maneggiare direttamente la telecamera alle detenute: premono il pulsante di registrazione e guardano direttamente nell’obiettivo rivolgendosi ai loro aggressori morti, o alle loro madri, che ancora soffrono per la perdita del loro figlio. Sono scene dure, crude, ma che testimoniano realtà scomode che difficilmente troverebbero eco sui media tradizionali.
La rivelazione più agghiacciante è quella di un ex detenuta che dopo aver scontato la sua pena e aver riassaporato la libertà confessa di non trovare molto differenza tra la vita fuori e dentro al carcere.
Il film ha aperto l’ultima edizione del festival IDFA di Amsterdam, aggiudicandosi il il premio “Miglior Regia”. Ad Ottobre sarà possibile assistere ad una sua proiezione in occasione di Middle East Now, la rassegna fiorentina che presenta la cultura mediorientale più contemporanea, con un ricco programma di cinema, arte, fotografia, musica, fumetti, incontri, teatro, progetti ed eventi. Appuntamento dal 6 all’11 ottobre.
– via: nytimes.com
– website: middleastnow.it
Submit a Comment