Insegniamo ai nostri ragazzi a coltivare il proprio talento.
di Annalisa Grassano
Un giorno come tanti in una scuola inglese un ragazzino di 13 anni, Jamie Edwards, ha chiesto un colloquio con il suo preside per informarlo sulla sua intenzione di costruire un reattore nucleare in classe, sbalordito e non poco preoccupato, ma pieno di fiducia, il preside ha accettato di supportarlo.
Jamie è diventato la persona più giovane al mondo ad ottenere una fusione nucleare da zero, ha effettuato le sue ricerche grazie al contributo economico della sua scuola, la Penwortham Priory Academy.
Perchè vi raccontiamo questa storia? Perchè racconta di un ragazzo che insegue le proprie aspirazioni, perchè racconta di un mondo adulto attento che si impegna per supportarlo e aiutarlo nella sua impresa, perchè è questo che bisogna insegnare ai nostri ragazzi.
Bisogna insegnare loro ad inseguire i propri sogni, che nulla hanno a che vedere con quel desiderio di possedere e di ottenere potere, tipico di una società adulta volta al declino emozionale.
I veri sogni hanno a che fare con il talento innato che ognuno racchiude dentro di sé, il desiderio di trovare la propria strada, il proprio posto nel mondo, liberi da condizionamenti di ogni genere.
Dobbiamo insegnare ai ragazzi ad ascoltare la voce sottile del cuore troppo spesso nascosta dal vocione urlante dell’ego.
Un grosso ego che aspira a fare si che la nostra vita abbia come unico scopo quello di dedicarci completamente a lui, nell’ intento di renderlo una mongolfiera di proporzioni gigantesche.
Invece no, ognuno di noi ha un compito ben più importante da affrontare e sicuramente non ha nulla a che vedere con i soldi, con il potere, con echi di perduta e falsa ammirazione.
La nuova generazione è formata da ragazzi carichi di un immenso potenziale intellettivo ed emozionale, ciò che la società (particolarmente quella italiana), sembra volerne fare è mandarlo in malora e dirigere il loro agire verso la dissolvenza del pensiero critico.
La storia di Jamie e del suo preside ci racconta che un altro mondo è possibile, che le cose possono cambiare se c’è qualcuno a volerlo, se c’è ancora qualcuno che si preoccupa del futuro dei nostri figli.
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