Il mondo che vorrei - Dove cadono le stelle
Annalisa Grassano | On 03, Ago 2016
C’era la voglia di conoscere, il coraggio di cambiare, il piacere di stringere mani nuove.
di Annalisa Grassano
Picture: ©Muhammed Muheisen / AP Photo – Zahra Mahmoud, 5 anni, viene da Deir el-Zour, Siria. La foto è stata scattata l’11 marzo in un campo profughi vicino al confine siriano nella periferia di Mafraq, Giordania.
Non riesco a scrivere nulla di sensato, sarà il caldo, la stanchezza, la paura di ripetermi o di lasciare che tutto il non detto resti tale.
Provo a sedermi davanti allo schermo del mio pc, la pagina bianca di word mi osserva silenziosa e tutt’intorno la quiete di una serata estiva.
Una di quelle da passare fuori a contare le stelle e a chiedersi dove andranno quelle che cadono, già dove? Forse nello stesso luogo in cui finiscono i ricordi lontani, quelli dimenticati.
Ricordi di un mondo diverso, dove ogni cosa sembrava splendere di una luce passata, dove non si stava meglio quando si stava peggio, si stava semplicemente tutti insieme, dove non c’erano “loro”, c’era solo un noi così grande da contenere tutto il mondo.
C’era la voglia di conoscere, il coraggio di cambiare, il piacere di stringere mani nuove e di trattenerle tra le dita ancora un po’ solo per sentirne il calore, e non c’erano pregiudizi, paura del diverso, ignoranza, violenza.
Era il mondo dei racconti di mia nonna, che una volta aveva perso l’ultima “corriera” per ritornare a casa e si era fatta coraggio chiedendo un passaggio in autostop, dopo aver aspettato per lungo tempo si era fermato un ragazzo molto gentile, un ragazzo giovanissimo e di colore, così strano perché così raro in un piccolo paesino del sud Italia.
La nonna lo osservava e lui le sorrideva senza però perdere di vista la strada, e per rassicurarla ad un certo punto le aveva detto “Non abbiate paura signora, sono nero ma sono una brava persona”, lei di tutta risposta aveva ribattuto “Anche voi non abbiate paura, non sono nera ma anche io sono una brava persona.”
Quella frase li catapultò in una chiassosa risata che sciolse ogni timore e gli permise di conoscersi, di raccontarsi, di ascoltarsi, di viaggiare insieme anche se solo per un breve tratto, un viaggio che non avrebbero mai dimenticato.
Quando finalmente arrivarono a destinazione lei lo abbracciò da mamma e non gli diede i classici due baci sulle guance (come si usa nel sud Italia), ma solo uno stampato sulla fronte, lo stesso che riservava solo a noi nipoti, lui la ringraziò e si commosse un pochino e lei fece lo stesso ma senza farsi vedere.
Era un mondo lontano, forse vero solo nella sua testa di sognatrice.
Negli occhi di mia nonna c’era il mondo che vorrei, dove i bambini non muoiono sotto le bombe di una guerra aberrante, ma dormono sereni tra le lenzuola rimboccate strette che sanno di lavanda.
C’era nei suoi occhi, e voglio che ci sia nei miei.
©Muhammed Muheisen / AP Photo – Mona Emad, 5 anni, siriana. La foto è stata scattata l’11 marzo in un campo profughi vicino al confine siriano nella periferia di Mafraq, Giordania.
©Muhammed Muheisen / AP Photo – Hiba So’od, 6 anni, viene da Hassakeh, Siria. La foto è stata scattata il 12 marzo in un campo profughi vicino al confine siriano nella periferia di Mafraq, Giordania.
©Muhammed Muheisen / AP Photo – Amna Zughayar, 9 anni, viene da Deir el-Zour, Siria. La foto è stata scattata il 13 marzo in un campo profughi vicino al confine siriano nella periferia di Mafraq, Giordania.
©Muhammed Muheisen / AP Photo – Omar Suliman, 5 anni, viene da Hassakeh, Siria. La foto è stata scattata l’11 marzo in un campo profughi vicino al confine siriano nella periferia di Mafraq, Giordania.
Le foto che vi proponiamo sono di Muhammed Muheisen, uno dei più premiati nella nuova generazione di fotografi che lavorano per l’agenzia di stampa internazionale Associated Press (AP).
Originario della Giordania, vive da diverso tempo in Pakistan a Islamabad, dove lavora come primo fotografo fotografo di AP nel paese.
Ha realizzato diversi reportage, raccontando molti dei principali eventi e stravolgimenti politici, che si sono verificati con il conflitto tra israeliani e palestinesi, la guerra in Iraq e quella in Afghanistan. Scatti in cui traspare il rapporto intimo che ha con questi posti e soprattutto con le persone.
Nel 2012, insieme con altri fotografi, ha raccontato la guerra in Siria. E proprio per questo lavoro Muheisen è stato premiato nel 2013 con il premio Pulitzer “Breaking News” . Fotografa soprattutto bambini riuscendo in maniera commovente a trasmettere il dolore, l’innocenza violata e la rubata spensieratezza di queste piccole vittime di un mondo ingiusto e cieco.
– photo courtesy & credits: © Muhammed Muheisen
– Further reading:
– Wikipedia: wikipedia.org/wiki/Muhammed_Muheisen
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