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Andrea Caschetto - Un supereroe senza mantello

Andrea Caschetto – Un supereroe senza mantello

| On 01, Dic 2015

Intervista ad Andrea Caschetto, il ragazzo dal sorriso contagioso.

di Annalisa Grassano


Ho avuto la fortuna di intervistare un supereroe, non porta il mantello e non indossa una stretta calzamaglia, ma a modo suo è in grado di volare, regalando sorrisi a tutti i bimbi del mondo.
È un ragazzo come tanti, ha 25 anni, ma è ancora un bambino, perché nasconde nel suo profondo la straordinarietà di un cuore puro, così raro e forse per questo così commovente.
Da alcuni anni porta avanti un bellissimo progetto in giro per il globo: visitare orfanotrofi e migliorare la qualità della vita dei più piccoli, donando risate e buonumore.
Andrea ha storie straordinarie da raccontare, ha fatto esperienze di vita uniche, ha uno zaino pieno di idee folli. Non mi sorprende. I suoi occhi accesi svelano l’anima grande di un sognatore, uno che non ha paura di sporcarsi le mani per migliorare questo mondo, un pezzettino alla volta.
Questo ragazzo dal sorriso contagioso non si arrende proprio mai, a volte vince e a volte perde, ma non smette mai di sperare e di giocare con la vita.
Un vero eroe, uno di quelli che ci fa capire quanto lontano possiamo andare.

Chi è Andrea Caschetto? Raccontaci della tua voglia di viaggiare e di far ridere i bambini.

Un ragazzo come tanti, un po’ un Peter Pan, un “bimbo” che non vuole crescere mai, per fortuna. A prova di questo ho appena finito un’intera scatola di biscottini, li ho mangiati tutti alla faccia della buona alimentazione. (ride, ndr)
La mia voglia di viaggiare è un qualcosa di unico che mi accompagna da sempre, amo il mondo, amo conoscere culture diverse, amo scoprire i pensieri delle persone. Ogni volta che faccio un viaggio torno cambiato, torno sempre molto più felice di prima. Far ridere i bambini è la mia missione principale perché sono la mia ispirazione più grande.
 

Andrea Caschetto - Intervista di Annalisa Grassano
Andrea Caschetto

Che cosa ti spinge a fare quello che fai?

Un forte egoismo perché quello che faccio mi fa stare bene, quindi si può dire che io lo faccia principalmente per egoismo. Tuttavia ho molti sogni, per esempio quello di realizzare un piccolo ospedale o una scuola, in tal modo aggiungerei alla felicità che questa esperienza mi regala anche un fine pratico e umanitario.

Nei tuoi viaggi hai affrontato situazioni difficili e complesse, hai mai avuto paura? Che cosa è la paura?

Mi sono capitate molte situazioni difficili, del resto quando si viaggia molto è normale che sia così.
Una volta ho visto crollare una strada proprio davanti a me mentre attraversavo le montagne su di un piccolo pulmino, un’altra volta ho subito un tentato omicidio, non entrerò nei dettagli, ma vi lascio immaginare in che situazione mi sono trovato. Tuttavia anche in quei momenti ho tenuto a bada la paura. In effetti nella mia vita non ho mai avuto timore, perché credo che la paura sia solo uno dei tanti modi per nascondere la felicità. È una nostra illusione che ci blocca e non ci permette di vivere pienamente. La consapevolezza di quanto sia bella la vita ci permette di affrontare ogni cosa senza timore.
 

Andrea Caschetto - Intervista di Annalisa Grassano
Andrea Caschetto

Se dovessi chiudere gli occhi e pensare al viso di una persona incontrata nel corso della tua esistenza chi ti verrebbe in mente?


Se chiudo gli occhi mi viene subito in mente Alessandro.
Era un bambino di 5 anni, che pur non avendo mai incontrato, ha fatto parte della mia vita. Aveva il cancro, è venuto a conoscenza della mia storia e ne è rimasto molto colpito, fino ad arrivare a dire a sua madre: “Mamma , ma allora Superman esiste veramente! È Andrea!”.
Conservo ancora un disegno che volle regalarmi. Sul foglio aveva disegnato: un edificio, l’ospedale; un albero, la vita; un cielo azzurro con il sole, la speranza; quattro bambini di colore e il quinto bianco, senza capelli, che ovviamente era lui. I capelli li aveva persi tutti in seguito alla malattia, ma non gli importava, era forte. Due giorni dopo avermi fatto avere quel regalo così speciale morì. Il suo disegno ora è al sicuro nel cassetto del mio comodino e ogni mattina appena sveglio lo guardo e sorrido.
Sì, se chiudo gli occhi vedo Alessandro.
 

Andrea Caschetto - Intervista di Annalisa Grassano
Disegno di Alessandro

“Non insegnate ai bambini, non insegnate la vostra morale, è così stanca e malata potrebbe far male; forse una grave imprudenza è lasciarli in balía di una falsa coscienza.” Così cantava Giorgio Gaber alcuni anni fa. Secondo te cosa dobbiamo insegnare ai nostri bambini?

Sono pienamente d’accordo con Giorgio Gaber e secondo me ai bambini dobbiamo insegnare pochissimo, anzi forse dobbiamo essere noi ad ascoltarli molto di più, perché sono loro i veri maestri della vita. Se avessi un figlio gli insegnerei a camminare, ad aprire gli occhi e guardare il mondo con la voglia di comprendere, ma non di giudicare. Gli insegnerei ad incontrare volti diversi dal suo, di diversa etnia, di differenti lingue e pensieri. Incontrare l’altro per imparare e crescere, osservare il mondo e apprendere cose nuove per scegliere un giorno liberamente la propria strada.

E i grandi cosa dovrebbero imparare dai piccoli?

I grandi devono imparare moltissimo, non soltanto dai più piccoli ma dal proprio passato.
Pensaci bene, non ci ricordiamo quasi niente della nostra infanzia, perché? Come se il nostro corpo ci vietasse di ricordare il nostro essere stati bambini. Io per fortuna dopo il tumore che ho avuto mi ricordo moltissime emozioni di quando ero piccolo, forse è anche grazie alla malattia se oggi riesco ad essere così felice, perché non ho mai dimenticato il bimbo che sono stato. I grandi devono imparare ad essere semplici, non egoisti, e vivere con poco.
 

Andrea Caschetto - Intervista di Annalisa Grassano
Andrea Caschetto

Toglimi una curiosità, ma tu che bambino eri?

Io ero un bambino che aveva voglia di intrattenere gli altri bambini. Mi preoccupavo per gli altri, fino al punto di prendermi le colpe di cose che in realtà non avevo mai fatto. Avevo voglia di difendere i più piccoli, di proteggerli, forse perché mi sono sempre sentito grande. Ero già grande e volevo essere un bambino.

Per chi volesse aiutarti nel portare avanti i tuoi progetti c’è un modo?

Per aiutarmi ci sono vari modi, uno è quello di far conoscere il più possibile il mio messaggio, per arrivare a più persone, un po’ come stai facendo tu con questa intervista.
Un altro modo è quello di aiutarmi a trovare nuovi progetti da portare avanti, quindi se avete idee da propormi fatemi sapere.
Infine sarebbe molto utile trovare uno sponsor, ho sempre ricevuto piccoli contributi da privati, ma mai una sponsorizzazione. Comunque sulla mia pagina Facebook troverete tutte le informazioni

Come sai il nostro obbiettivo è quello di diffondere la bellezza in tutte le sue forme, quindi concludiamo con la nostra domanda di rito: Che cos’è la bellezza?

La bellezza è sentirsi un bambino, però un bambino responsabile. (ride, ndr)

 
Andrea mi ringrazia per l’intervista, ma in realtà sono io a doverlo ringraziare, perché il mondo ha proprio bisogno di eroi come lui e di sorrisi come i suoi.


– photo courtesy of: Andrea Caschetto


Further reading:

– Facebook fan page: facebook.com/andrea.caschetto


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