Art

UNMUTE GAZA - L’arte che "fotografa" la cruda verità di Gaza

Francesco S. | On 04, Gen 2024

L’arte che rincorre la verità: un progetto di arte partecipativa che invita artisti e creativi a interpretare con il proprio stile le immagini scattate dai fotoreporter palestinesi.

di Francesco Spaghi

Il muro che oggi circonda Gaza è molto più che un semplice muro di cemento, poiché dopo il tragico attentato del 7 Ottobre, Israele non permette più ai giornalisti di entrare nella striscia. Anche Internet e l’elettricità sono stati fortemente limitati, limitazioni che alimentano quel media wall che impedisce di scorgere la reale veridicità degli accadimenti.

Intanto sono migliaia i civili che continuano a morire sotto le bombe, mentre i governi europei, silenziosi di fronte a questo genocidio, voltano le spalle alla questione.

Documentare ciò che accade realmente in questo territorio è un compito difficile, una strada irta che solo alcuni fotoreporter palestinesi hanno deciso di percorrere per far conoscere a tutti quanti la cruda verità di un conflitto oscurato.

Gli scatti catturati e postati sui singoli profili Instagram dei fotografi forniscono un resoconto fedele di ciò che sta accadendo a Gaza, immagini veritiere non manipolate da software di intelligenza artificiale.

Per supportare l’attività coraggiosa di questi giornalisti un gruppo di artisti attivisti ha ideato il progetto Unmute Gaza, un sito che raccoglie artworks ispirati agli scatti dei reporter, per creare un ponte ideale tra la comunità di artisti e coloro che vivono quotidianamente l’orrore della guerra.
Le opere, tutte contraddistinte dal simbolo “mute” possono essere scaricate dagli utenti e stampate. L’obiettivo è quello di vedere i lavori degli artisti esposti per le città, un piccolo gesto per ampliare l’eco di un massacro silenziato dai media.

I creativi che decidono di partecipare, potranno vedere la loro interpretazione condivisa sul sito unmutegaza.com e sui social relativi. Se date un’occhiata, già artisti di un certo calibro hanno aderito all’iniziativa (Shepard Fairey, Escif, Faith47, Bastardilla, Ernest Zacharevic e molti altri).

Per i più faziosi che potrebbero insinuare una sorta di orientamento filo palestinese del progetto, gli organizzatori di Unmute Gaza hanno sapientemente redatto una sfilza di FAQS che ben inquadrano la questione, silenziando probabilmente ogni tipo di polemica. Vi invitiamo a visionare la pagina specifica a questo link.

Ad ogni modo l’intento è quello di dare voce attraverso l’arte alla verità di una popolazione oppressa. Vi riportiamo una delle loro risposte che ben contestualizzano il tutto: “Ci consideriamo umanitari. Siamo solidali con tutte le persone oppresse, compreso il popolo palestinese, e sosteniamo la dignità intrinseca delle persone. Ci opponiamo al colonialismo dei coloni. Ci opponiamo a ogni forma di razzismo, compreso l’antisemitismo, l’islamofobia, l’anti-blackness, la xenofobia, la supremazia bianca e il bigottismo. L’ipotesi che difendere la drammatica situazione del popolo palestinese significhi essere antisemiti è un’assurdità. I palestinesi sono un popolo semitico. La loro popolazione era composta principalmente da musulmani e cristiani, e anche da comunità storiche di ebrei palestinesi“.