Unlikely - School for Curatorial Studies Venice
Redazione Art-Vibes | On 06, Giu 2021
Una riflessione sulle “probabili improbabilità che mettono a rischio il futuro del genere umano”.
di Redazione Art Vibes
Picture: Superstudio, 1972, da Atti Fondamentali, Educazione Superstudio, 1972 ©Superstudio.
Cosa significa improbabile? Ciò che riteniamo quasi impossibile che avvenga, fino a quando esso non si verifica. Eppure, simili eventi accadono in continuazione. Ci sono fenomeni catalogati come improbabili che concernono l’intero pianeta e vengono ignorati per la loro rarità, ma che riguardano ognuno di noi.
Questa mostra vuole essere uno studio di quei rischi che pur sembrando improbabili e remoti sono sempre presenti, guardandoli attraverso l’occhio dell’arte, in grado di rendere visibile ciò che ancora non lo è. L’ondata pandemica innescata dal Covid-19 ha esposto la fragilità della condizione umana e ha riacceso l’attenzione di ognuno di noi verso i rischi esistenziali; scenari che precedentemente erano relegati all’immaginario scientifico, filosofico o fantascientifico sono entrati a far parte delle conversazioni quotidiane.
Eppure, nelle prime fasi di diffusione del virus, esperti, politici e giornalisti ne hanno sottovalutato l’impatto. Nonostante la presenza di numerosi segnali di allarme, il rischio di una pandemia globale non è mai stato seriamente preso in considerazione, mostrando le falle e i punti critici della società contemporanea.
È ciò che in teoria comportamentale viene chiamato bias cognitivo, ovvero la divergenza tra rischio reale e rischio percepito in base all’interpretazione soggettiva data alle informazioni in proprio possesso. In altre parole, si tratta della tendenza degli esseri umani a sottostimare i rischi ritenuti altamente improbabili, salvo considerarli prevedibili dopo che essi si sono verificati. Una delle conseguenze più pericolose del bias riguarda la credenza di poter controllare il futuro a partire dalla conoscenza delle condizioni presenti.
L’essere umano è convinto che l’avvenire funzioni esattamente come il presente, non prendendo in considerazione l’ipotesi che un fattore non previsto alteri gli eventi. Allo stesso modo, la società moderna illude sé stessa ancora oggi, applicando concetti di storia oramai superati: da un lato pone le proprie speranze nel progresso tecnologico ed economico senza alcuno spirito critico, dall’altro sottostima le conseguenze negative che tali sviluppi portano con sé.
Bruno Fantelli, La notte dello scoprifuoco, 2021, olio su tela, 20x25cm
Walter Benjamin sosteneva che lo stato di emergenza fosse una condizione esistenziale dell’umanità, e in Capitalismo come Religione difende la tesi per cui la nostra struttura economica fornisce una risposta pseudo-religiosa alle angosce e paure dell’uomo moderno. Tutto diventa malleabile, acquistabile, controllabile, e la società dei consumi, prendendo il posto delle religioni occidentali in un processo di secolarizzazione, diventa la chiave di lettura del mondo contemporaneo.
La mostra unlikely vuole farci riflettere su quelle probabili improbabilità che mettono a rischio il futuro del genere umano. Fra queste, verranno trattati i rischi legati all’avanguardia tecnologica, come l’intelligenza artificiale che potrebbe sfuggire al controllo umano e sviluppare obiettivi diversi da quelli umani; la modificazione del codice genetico e le nanotecnologie, che rischiano di rendere nuovamente attuale il problema dell’eugenetica; un possibile incontro con civiltà extraterrestri, che suscitano la paura di una colonizzazione su scala planetaria.
Bisogna inoltre considerare i rischi di tipo naturale, come il risvegliarsi di un supervulcano. Sebbene nella storia recente non si sia mai verificato un evento simile, l’eruzione del 1815 di Tambora, in Indonesia, può farci intuire le conseguenze che potremmo affrontare. Quello che seguì l’esplosione è passato alla storia come “anno senza estate”, lasciando tracce concrete nella storia dell’arte, come i cieli plumbei di William Turner, John Constable e Caspar David Friedrich o le icastiche descrizioni di Lord Byron e Mary Shelley.
Giulio Malinverni, 2021, Indole virile, inchiostro su carta montata su tela, 23×31 cm
Ai rischi di tipo naturale appartiene anche la diffusione di virus, le cui conseguenze sono purtroppo ormai note. Un’altra classe di rischi è quella dipendente dalle azioni dell’uomo, come il riscaldamento globale, la perdita della biodiversità, la guerra nucleare e il bioterrorismo, capaci di mettere a repentaglio gran parte delle specie vegetali e animali, compresa la nostra.
Infine, ci sono i rischi legati ad eventi cosmici, come l’impatto di asteroidi e meteoroidi, l’esplosione di supernove, tempeste solari e buchi neri. Se fenomeni di questa dimensione dovessero verificarsi, causerebbero una vera e propria catastrofe, minacciando l’esistenza del pianeta intero. Molti di questi eventi rientrano nella categoria coniata dal filosofo americano Timothy Morton: gli Hyperobjects.
Si tratta di oggetti ed eventi più vicini di quanto pensiamo, che hanno una durata più lunga della vita di un singolo individuo o di generazioni intere; essi hanno un forte impatto sulla nostra esistenza e numerose ramificazioni che li rendono difficilmente osservabili.
L’Iperoggetto può sembrare a prima vista inafferrabile e invisibile, ma gli effetti che produce sono onnipresenti, distribuendosi diffusamente nel tempo e nello spazio circostante; esso interagisce profondamente con la nostra quotidianità, inserendosi nel nostro spazio sociale ed esperienziale.
Nell’epoca dell’Antropocene, Iperoggetti quali il riscaldamento globale e le tempeste solari ci costringono a considerare i rischi, di origine antropica e non, attuali e possibili: ciò impatta profondamente la nostra esperienza estetica e la nostra concezione dell’arte.
La mostra avrà luogo all’interno di Palazzo Malipiero, edificio storico del X-XI secolo in stile bizantino. Sorge spontanea la collocazione di elementi propri dell’arte contemporanea all’interno di questo spazio storico, riprendendo ciò che è stato fatto in precedenza durante diverse edizioni della Biennale di Venezia. Il dialogo che si instaura fra passato e presente mette in mostra come i temi trattati in unlikely trascendano il tempo; i rischi non sono dunque propri del passato, ma sono ancorati al nostro presente e si proiettano nel futuro.
Alex Urso – A Study on The Last Judgment of Hans Memling, 2015 – 2016 Collage, 30 x 23 cm
Francesco Zanatta, Acquario Paleozoico, 2021, oil on canvas, 40 x 50 cm
Silvia Mariotti, 10 Parsec, 2015, Lambda print on duratrans, strip light, variable dimensions 150 x 100cm
– via: Art Vibes submission – images courtesy of: School for Curatorial Studies Venice
– Exhibition info: Unlikely – School for Curatorial Studies Venice
– When:
– Where: Palazzo Malipiero, Venezia.
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