Souvenir d’Amérique - Cristallino
Redazione Art-Vibes | On 26, Apr 2016
Un viaggio nella rappresentazione dello spazio, tra geografia e biografia, reticoli naturali e traiettorie umane.
di Redazione Art Vibes
Sabato 30 aprile 2016 alle ore 17,30 inaugura il secondo atto del Festival di arte contemporanea Cristallino – Luoghi per le arti visive, con l’apertura della mostra collettiva Souvenir d’Amérique, alla quale faranno seguito tutta una serie di eventi che avranno luogo come sempre al Musas, Museo Storico Archeologico di Santarcangelo di Romagna.
Prendendo le mosse da una intuizione del poeta portoghese Fernando Pessoa, nel suo dichiarare che “é in noi che i paesaggi hanno paesaggio”, il secondo progetto espositivo di Cristallino si configura come un viaggio nella rappresentazione dello spazio, tra geografia e biografia, reticoli naturali e traiettorie umane.
La mostra, che nasce in rete con la seconda edizione della Biennale del Disegno di Rimini, è intesa a restituire non tanto un’immagine stabile, analitica, della nostra visione del mondo, quanto piuttosto la sua proiezione, il suo corpo disseminato, la sua capacità di scindersi e amplificarsi in una miriade di prospettive, di rizomi – il paesaggio, insomma, come un testo senza centro, del quale è impossibile stabilire con certezza le coordinate.
Lo stesso titolo, Souvenir d’Amérique, allude proprio a questo “desiderio di paesaggio”, di orizzonte, di una “terra promessa”, reale o immaginaria, concreta o ipotetica che sia.
E le opere degli artisti invitati, Veronica Azzinari, Carloni & Franceschetti, Federico Guerri, Luca Piovaccari, Pomelo, Gloria Salvatori, Giorgia Severi e Verter Turroni, accentuano e verticalizzano questa idea di uno spazio interstiziale situato fra soggetto e oggetto.
Come scrive Roberta Bertozzi, curatrice dell’evento insieme a Francesco Bocchini e a Claudio Ballestracci, “La poetica di queste opere oscilla fra migrazione e stabilità, mondo esterno e recinto interiore, secondo una disciplina di linee e sentieri che può, talvolta, sconfinare nell’arabesco, in una proliferazione di segni scissa da qualsiasi referente oggettivo: libera, articolata, germinativa – in grado di differenziarsi indefinitamente, pericolosamente in bilico tra il deserto bianco di un supporto e l’intrico generato dalla vegetazione espressiva”.
Submit a Comment