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Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia

Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia

| On 06, Lug 2022

Dalla metà del Cinquecento al contemporaneo: una prospettiva storica unica che inquadra l’evoluzione di modelli iconografici legati al tema della autorappresentazione nel mondo dell’arte.

di Redazione Art Vibes


Picture: Leonor Fini, Autoritratto (dettaglio), 1968, olio su tela, Civico Museo Revoltella – Galleria d’Arte Moderna.


Dal 28 maggio al 2 ottobre 2022 Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia presenta la mostra Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia, un progetto espositivo a cura di Johannes Ramharter e Raffaella Sgubin con la collaborazione di Lorenzo Michelli e Vanja Strukelj, composto da quasi settanta opere, di cui la maggior parte provenienti da prestigiose istituzioni austriache, dedicate al ritratto e all’autoritratto nella pittura, dalla metà del Cinquecento al contemporaneo.

Le quasi settanta opere in mostra, per la gran parte arrivate a Gorizia da prestigiosi musei austriaci, come il Belvedere di Vienna, delineano un percorso in otto sezioni, che si sviluppa su un arco cronologico che va dalla metà Cinquecento al contemporaneo. Proprio questa prospettiva storica ad ampio raggio consente di mettere in luce la forza di modelli iconografici che vengono riproposti nei secoli, ma anche le profonde trasformazioni che si celano dietro, a volte, anche piccole varianti.

 

Il percorso espositivo

Le prime stanze della mostra inquadrano il tema dell’autoritratto in differenti contesti storico culturali, segnalando al visitatore lo strettissimo legame che il ritratto d’artista ha con il dibattito teorico sulle arti, la storiografia, il collezionismo, l’istituzione accademica, in un processo che vede quest’ultimo progressivamente emanciparsi dal ruolo di artigiano e affermarsi come intellettuale, uomo di corte, gentiluomo.

L’atelier, lo studio, lo spazio del lavoro, tema della terza “tappa”, si conferma teatro di una messa in scena, in cui si mettono in gioco di volta in volta il prestigio dell’arte, il rapporto con la committenza o il nuovo pubblico borghese, la stessa concezione della pittura e della scultura.

Con la sezione dedicata all’Osservatore, si entra nel vivo del “dispositivo” dell’autoritratto, in cui il gioco degli sguardi diventa centrale: quello del pittore che si guarda allo specchio, del “ritrattato” che guarda lo spettatore o altrove, in un complesso e ambiguo meccanismo che pone al centro la stessa questione della “visione”. Lo splendido autoritratto di Federico Barocci (1600 ca), con il volto in primissimo piano e lo sguardo fisso sull’interlocutore, si conferma un modello di riferimento di grande forza ed efficacia.

 

Francisco José de Goya y Lucientes, Autoritratto, s.d., olio su tela, Belvedere, Vienna © Belvedere, Vienna
Francisco José de Goya y Lucientes, Autoritratto, s.d., olio su tela, Belvedere, Vienna © Belvedere, Vienna

Vero cuore della mostra è la parte dedicata all’Autoritratto come autorappresentazione con una serie di straordinari capolavori, primo fra tutti l’Autoritratto di Goya del Belvedere, in cui il pittore spagnolo si ritrae con il cilindro “borghese” e una forte caratterizzazione espressiva, rifuggendo ogni idealizzazione.

Accanto alle splendide e imponenti tele di Franz Anton Maulbertsch e Carl Peter Goebel il Vecchio, in cui la rappresentazione è ancora legata al modello del “gentiluomo di corte”, l’Autoritratto (1828) di Ferdinand Georg Waldmüller, che non a caso è stato scelto come immagine guida della mostra, dialoga perfettamente con l’Autoritratto con il fratello Francesco di Giuseppe Tominz, una delle opere più significative conservate nella Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia.

La mostra diventa anche l’occasione per mettere in luce gli strettissimi legami della cultura visiva del territorio del Friuli Venezia Giulia con gli esiti della ricerca austriaca e viennese, con relazioni e scambi che si intensificano nei primi decenni del Novecento e vanno ben al di là della caduta dell’impero austro-ungarico. Ne è esempio la formazione viennese di Timmel, qui presente con un autoritratto del 1910 proveniente dal Museo Revoltella di Trieste, la cui inquieta pittura trova significative connessioni con quella di Richard Gerstl, di cui l’intenso Autoritratto (1906-7) è una magnifica testimonianza.

A manifestare la crisi profonda che investe l’individuo, e allo stesso tempo il ruolo stesso dell’artista nel Novecento, sono gli autoritratti di Kolo Moser e Max Oppenheimer che espongono il corpo, ieratico o sofferente, riprendendo a modello Dürer, fonte anche dell’opera di Arturo Nathan.

La generazione di artisti triestini che opera nei primi decenni del secolo, fortemente marcata dall’interesse per la psicanalisi, guarda infatti la cultura viennese fino a tutti gli anni Trenta. In questo clima il tema del travestimento diventa centrale: Maschere (1930) di Cesare Sofianopulo interpreta quasi come un manifesto tale scomposizione caleidoscopica dell’identità.

La sezione dedicata a questo aspetto offre una casistica interessante dell’attitudine degli artisti a interpretare ruoli “teatrali” differenti, dal pellegrino al calzolaio, fino al clown, giocando progressivamente nel Novecento sul ribaltamento dei ruoli e sull’ambiguità. Maestra di questo continuo gioco del travestimento, Leonor Fini, così come appare nel suo dipinto del 1968, sembra instaurare un provocatorio dialogo con la foto di Andy Warhol scattata da Cristopher Makos, in cui ad essere esplicito è proprio il tema dell’identità sessuale.

 

Mario Lannes, Autoritratto, 1930-1935, olio su tela, Musei Provinciali di Gorizia
Mario Lannes, Autoritratto, 1930-1935, olio su tela, Musei Provinciali di Gorizia

Ma gli artisti si raffigurano spesso anche in famiglia o in ritratti di gruppo, e queste rappresentazioni, al di là della loro carica affettiva, parlano di una rete di rapporti artistici e intellettuali. La sala dedicata ad Anton Zoran Mušič, con gli autoritratti dell’artista accanto a quelli del suocero Guido Cadorin e della moglie Ida Barbarigo, vuole far riflettere il visitatore sulla ricchezza di questi interscambi, ma soprattutto proiettarlo nel progetto futuro di Gorizia/Nova Gorica 2025.

Il percorso si chiude con un dipinto di forte impatto, Imperial Elke (1999) di Elke Krystufek, in cui l’artista viennese si ritrae nuda mentre si osserva allo specchio scattando una foto con il cellulare: un quadro che apre a urgenti e stimolanti riflessioni.

 

Leonor Fini, Autoritratto, 1968, olio su tela, Civico Museo Revoltella - Galleria d’Arte Moderna
Leonor Fini, Autoritratto, 1968, olio su tela, Civico Museo Revoltella – Galleria d’Arte Moderna

Exhibition info: Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia.

When: 28 maggio – 2 ottobre 2022.
Where: Palazzo Attems Petzenstein, Piazza E. De Amicis, 2 – 34170 Gorizia (GO).


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