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PLEASE COME BACK. Il mondo come prigione?

PLEASE COME BACK. Il mondo come prigione?

| On 24, Mar 2017

Il carcere come metafora del mondo contemporaneo e il mondo contemporaneo come metafora del carcere.

di Redazione Art Vibes


Picture: Chen Chien Jen – People Pushing, 2007-2008. Courtesy CHEN CHIEN-JEN Studio


Oggi che la comunicazione globale vuol dire anche controllo globale, che la condivisione figlia di internet e dei social network smantella la nostra privacy, la parola prigione assume significati decisamente nuovi: con la mostra PLEASE COME BACK. Il mondo come prigione? a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli al MAXXI fino al 21 maggio 2017, 26 artisti attraverso 50 opere mettono in luce le problematiche relative al controllo tipiche della società contemporanea.
Lo sviluppo esponenziale delle tecnologie digitali, l’avvento dei social network, l’utilizzo dei Big Data, hanno
progressivamente e inesorabilmente cambiato la nostra società che assiste al crollo delle filosofie di
condivisione sociale e urbana e all’instaurarsi di nuovi regimi che, in nome della sicurezza, ci spogliano, con il
nostro consenso, di ogni spazio intimo e personale.

 

PLEASE COME BACK – video courtesy of: MuseoMAXXI

PLEASE COME BACK parte da queste considerazioni, e cerca una risposta alla domanda: che cosa vogliamo torni indietro nelle nostre vite dal paradiso perduto dell’età moderna?
Allestita nella Galleria 5 del MAXXI, l’esposizione prende il titolo dall’opera omonima del collettivo Claire Fontaine, nata da una riflessione degli autori sulla società come spazio di reclusione e il modo inquietante in cui ne facciamo parte. Partendo da queste considerazioni PLEASE COME BACK assume come centro d’indagine la società contemporanea sotto il controllo di un sistema di potere.

 

Claire Fontaine - Please Come Back, 2008
Claire Fontaine – PLEASE COME BACK (K.Font), 2008. Tubi fluorescenti bianchi, acciaio montato su una struttura di ponteggio, rilevatore di movimento. Installazione alla Galerie Chantal Crousel, Parigi, 20 dicembre 2008 – 31 gennaio 2009. Photo by Florian Keinefenn

La mostra si compone di tre sezioni: Dietro le mura, Fuori dalle mura e Oltre i muri. Della prima sezione – Dietro le mura – sono protagonisti artisti che hanno fatto una esperienza diretta della prigione, sia perché sono stati reclusi, sia perché ne hanno fatto il soggetto del proprio lavoro, sia perché sono cresciuti in ambienti caratterizzati da questa presenza ingombrante. Tra questi Berna Reale con un video che racconta la luce della torcia olimpica all’interno delle carceri brasiliane, Harun Farocki che utilizza i filmati delle videocamere di sorveglianza del carcere di massima sicurezza di Corcoran in California e le interviste di Gianfranco Baruchello ai detenuti delle carceri di Rebibbia e Civitavecchia.

 

Berna Reale - Americano, 2013 - Art Vibes, Video, suono / sound, 3’ 42’’. Courtesy l’artista / the artist e / and Galeria Nara Roesler
Berna Reale – Americano, 2013 – Art Vibes, Video, suono / sound, 3’ 42’’. Courtesy l’artista / the artist e / and Galeria Nara Roesler

In Fuori dalle mura troviamo le opere di quegli artisti che hanno compiuto una riflessione sulle prigioni che non possiamo vedere, sui regimi di sorveglianza, capaci di trasformare le città contemporanee in vere e proprie “prigioni a cielo aperto”. Tra questi Superstudio che con il suo Monumento Continuo aveva profeticamente immaginato un modello di urbanizzazione globale alternativo alla Natura, Mikhael Subotzky che presenta materiali video forniti dalla polizia di Johannesburg; Lin Yilin con la sua performance che riproduce una scena di privazione della libertà per testare le reazioni dei cittadini della città cinese di Haikou e di Parigi, o Rä Di Martino che trasforma Bolzano nel fondale di una messa in scena con finti carri armati.

Nella terza sezione – Oltre i muri – protagonista è il tema della sorveglianza come “pratica organizzativa dominante”, fenomeno omnipervasivo nella nostra società dopo l’11 settembre 2001. Ecco allora, tra le opere presenti in quest’area, la pratica della “guerra al terrore” che diventa protagonista del lavoro di Jenny Holzer, il progetto di Simon Denny che si ispira alle rivelazioni di Snowden, Jananne Al-Ani che riproduce la prospettiva del drone investigando diversi siti in Medio Oriente, mentre Zhang Yue con un lavoro visionario prefigura future guerre o un piano per la distruzione degli Stati Uniti. Tra le opere esposte anche due acquerelli su seta di Shen Ruijun, Lake e Abuse del 2009, che verranno acquisiti nella collezione del MAXXI.

 

H.H.Lim - The cage the bench and the luggage, 2011
H.H.Lim – The cage the bench and the luggage, 2011 .Acciaio zincato e valigia di alluminio con lucchetti e catena / Galvanized steel and aluminium suitcase with padlocks and chain, 484 x 216 x 228 cm.Collezione dell’artista / Collection of the artist. Allestimento al MAXXI, foto Cecilia Fiorenza

AES+F-Inverso Mundus, 2015
AES+F-Inverso Mundus, 2015. Allestimento al MAXXI, foto Cecilia Fiorenza

Shen Ruijun  - Lake (Thunder Series), 2009. Inchiostro, tempera, acquerello su seta / Ink, tempera, watercolor on silk, 43 x 51 cm. Courtesy l’artista / the artist e / and Gallery Yang
Shen Ruijun – Lake (Thunder Series), 2009. Inchiostro, tempera, acquerello su seta / Ink, tempera, watercolor on silk, 43 x 51 cm. Courtesy l’artista / the artist e / and Gallery Yang

Rä di Martino - AuthenticNewsOfInvisibleThings (tank),2014
Rä di Martino – AuthenticNewsOfInvisibleThings (tank),2014

YilinLin - Triumph,2009
YilinLin – Triumph,2009

– photo courtesy of: MAXXXI


Exhibition info: PLEASE COME BACK. Il mondo come prigione?, a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli.

When: 9 febbraio – 21 maggio 2017
Where: MAXXI, Via Guido Reni, 4/A, 00196 Roma.


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