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N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Intervista a Gonzalo Borondo

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Intervista a Gonzalo Borondo

| On 12, Gen 2019

Un’installazione serigrafica percorribile, una riflessione sul concetto di limite. Intervista a Gonzalo Borondo e alla curatrice Chiara Pietropaoli.

di Redazione Art Vibes


Picture: sx: print proof 1. photo credit: ©Federico Pestilli; dx: Gonzalo Borondo portrait, photo credit: ©Federico Pestilli.


N̶o̶n̶ Plus Ultra è la nuova e imponente installazione dell’artista spagnolo Gonzalo Borondo, noto in tutto il mondo per le importanti opere di arte pubblica che indagano il tema del sacro e della natura umana, fulcro della sua poetica.

N̶o̶n̶ Plus Ultra è un’installazione serigrafica percorribile, senza precedenti. Composta da cinquantadue lastre di vetro di due metri e cinquanta centimetri di altezza per ottanta centimetri di larghezza, con due immagini grafico-pittoriche stampate su entrambi i lati: da un lato una colonna, dall’altro un uomo di spalle con le braccia distese che rimanda all’iconografia della crocifissione.

L’installazione ha avuto una prima esposizione all’interno del cortile del Museo Ospitale (MACRO ASILO) nel mese di novembre, con la possibilità per gli spettatori di assistere a tutte le fasi di realizzazione dell’imponente opera: dalla serigrafia all’allestimento in loco.

 

Gonzalo Borondo - N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, print proof 1. photo credit: Federico Pestilli
Gonzalo Borondo – N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, print proof 1. photo credit: ©Federico Pestilli

Gonzalo Borondo - N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, print proof 1. photo credit: Federico Pestilli
Gonzalo Borondo – N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, print proof 1. photo credit: ©Federico Pestilli

Dal 12 fino al 26 gennaio N̶O̶N̶ PLUS ULTRA ha trovato spazio tra le mura dell’Ex Dogana, luogo caro a Borondo, che da tre anni convive con artisti dai differenti linguaggi all’interno dellavFactory Studio Volante, presente nel polo culturale capitolino.

N̶o̶n̶ Plus Ultra riflette sul concetto di limite, sul bisogno sacro dell’uomo di varcare la soglia del conosciuto e della logica, di superarsi. I limiti spaziali imposti dall’opera si fanno varchi (sono archi). “Il limite attrae e respinge – spiega la curatrice dell’opera Chiara Pietropaoliproietta lo spettatore all’infinito, tra prospettive e riflessi, simboli trasparenti che si fondono e si perdono, si confondono nella moltitudine, e moltiplicati attraverso la serigrafia, elevano gli interrogativi“.

Fin dagli esordi della sua attività artistica Borondo trova nel vetro materia interessante da esplorare, fonte di possibilità creative originali. Nel tempo il vetro è divenuto il protagonista di gran parte delle sue opere, realizzate secondo una tecnica originata dall’artista. Alla base del procedimento, che si configura tra la pittura e l’incisione, la sottrazione della materia, della vernice applicata sul supporto trasparente con pennelli e rulli e poi graffiata via con strumenti appuntiti.

 

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Gonzalo Borondo, MONOTONO - Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo, MONOTONO – Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni

La poetica del vetro, trasparente e fragile, stimola riflessioni e ispira i soggetti che lo abitano, alle volte figure femminili, nudi, sentieri eterni, un cavallo imponente che si muove e muta la sua natura.

Negli ultimi anni Borondo si è confrontato con la materia con un approccio multidisciplinare, articolando soluzioni formali innovative che hanno unito competenze di diverse aree e hanno visto la tecnica dello scratching glass evolversi in relazione agli intenti dell’artista: animare la pittura e sperimentare la serigrafia.

Tra le sue più importanti opere si ricorda il progetto espositivo Matiére Noire, mostra personale realizzata all’interno del Marché aux Puches, uno dei più grandi mercati delle pulci d’Europa. Nei suoi studi ad affiancarlo Arturo Amitrano, fondatore di 56Fili, le cui capacità tecniche, applicate in senso avanguardista, hanno guidato Borondo in percorsi inediti.

Abbiamo avuto la possibilità di fare qualche domanda sia a Gonzalo Borondo che a Chiara Pietropaoli, curatrice di N̶o̶n̶ Plus Ultra, ecco cosa ci hanno raccontato:

 

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA | Work In Progress. video courtesy of: Gonzalo Borondo

 

Intervista a Gonzalo Borondo

 

– 1) Pittura, incisione, sottrazione, il tuo è un approccio multidisciplinare, un progressivo lavoro di esposizione, sottrazione e rimozione per rendere visibile ciò che è invisibile. Da dove nasce questa esigenza espressiva e stilistica?

 

La ricerca dei materiali è una costante nel mio percorso, mi annoio facilmente, per me la ricerca è una spinta vitale, credo che l’artista debba essere curioso, a volte non conformandosi a ciò che risulta comodo. Sin dall’inizio ho sfuggito i materiali tradizionali, avvertendo di voler scardinare le regole prestabilite, ribellione e avversione, tipica dei giovani, verso tutto ciò che è imposto e convenzionale.

Il processo di sottrazione nasce invece da un preciso bisogno. La tecnica “scratch on glass” che ho sviluppato nei primi anni di interventi a Madrid sulle vetrine abbandonate a causa della crisi, si basa su un processo di rimozione, dipingo il vetro di bianco, o nero, e poi graffio la superficie con qualunque oggetto appuntito. La figura emerge per sottrazione. La rimozione del materiale pittorico dalle vetrine mi offriva un escamotage per aggirare l’allora forte controllo della polizia nelle strade, quello infatti era tollerato mentre era vietato dipingere le vetrine. È stato un processo spontaneo nato dalla necessità e dal bisogno di porre l’attenzione sulla presenza di quegli spazi vuoti che invadevano le strade. Il gesto del graffio ha un sapore primitivo, mi permette di creare attraverso la distruzione, lasciando una ferita. Gli spettatori spesso vengono istigati ad intervenire sull’opera, a graffiare anche loro, continuando la trasformazione dell’opera nel tempo.

 

– 2) Nella tua ultima installazione N̶ON̶ PLUS ULTRA emerge una profonda riflessione sul concetto di limite, sul bisogno sacro dell’uomo di varcare la soglia del conosciuto e della logica. Ritieni che nell’uomo contemporaneo questo bisogno sia ancora presente o invece irrimediabilmente perduto tra le pieghe di una società nichilista e disumanizzante?

 

Penso che questo bisogno ci sarà sempre, al di là del momento storico, o almeno lo spero. Probabilmente ci sarebbe bisogno di maggiore consapevolezza, in un momento, come questo, di appiattimento identitario e culturale, provare a guardare “oltre”. In ogni caso, non credo di avere la risposta ad una domanda del genere e non penso di essere in grado di giudicare l’uomo contemporaneo, a me interessa riuscire a stimolarlo e farlo riflettere attraverso le immagini e l’esperienza.

Pur non essendo una persona assolutamente cattolica potrei probabilmente definirmi una persona religiosa, nel senso spirituale del termine. Penso che sia inevitabile esserlo per un artista, ogni lavoro che si porta avanti in qualche modo è un atto di fede, è credere in qualcosa aldilà della logica.

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA è stata concepita come un’esperienza, un’opera percorribile di 56 lastre di vetro stampate su entrambi i lati, che indaga sia il limite visivo delle immagini che si sovrappongono a crearne una terza, sia il limite pragmatico del materiale.
Il vetro è un materiale delicato e resistente, si può vedervi attraverso senza poterlo attraversare e per sua stessa natura è un limite spaziale che traspare. Essere davanti ad un limite ti apre la possibilità di affrontarlo, di raggirarlo, ti impone lo sforzo di andare oltre, anche se poco più in là.

 

Gonzalo Borondo - Portrait, photo credit: ©Federico Pestilli
Gonzalo Borondo – Portrait, photo credit: ©Federico Pestilli

 

– 3) Quali sono i tuoi riferimenti culturali?

 

Sicuramente il cinema, la pittura, la scultura classica e l’arte sacra europea fino all’Ottocento. Allo stesso tempo, per anni la mia ricerca si è sviluppata in contesti underground per cui sono stato influenzato anche dalla cultura dei graffiti e del punk, del DIY e degli interventi spontanei nello spazio pubblico; non per ultimo credo di esser stato contaminato dalle ricerche di artisti-amici con i quali ho condiviso molto.

Per quanto riguarda gli artisti che mi hanno influenzato, non saprei da dove cominciare, sarebbe difficile riassumerli tutti, probabilmente ne dimenticherei qualcuno. Preferirei non fare una lista. In ogni caso, ogni volta che realizzo un lavoro in un determinato luogo provo a mettermi in relazione con tutto quello che accade intorno, con il territorio e la cultura. Sicuramente per quanto riguarda l’ultima installazione che ho realizzato, l’impatto con la città di Roma è stato determinante. Gli archi, le colonne e i Cristi sono elementi diffusi in tutta la città, ed evidentemente hanno influenzato il mio inconscio.

 

Sketch N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Gonzalo Borondo
Sketch N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Gonzalo Borondo, photo credit: ©Vito Frangione
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo, photo credit: ©Vito Frangione

– 4) Alla ex-Dogana come a Marsiglia, in occasione di Matière Noire, cerchi di esplorare le potenzialità del lavoro installativo indoor. Quanto e come influisce la natura pubblica e immersiva del contesto sulla percezione dell’opera da parte del fruitore?

 

Come spiegavo prima il contesto è fondamentale per lo sviluppo e la definizione delle mie opere. Mi interessa lavorare negli spazi pubblici gratuiti e non dedicati unicamente all’arte, luoghi che facciano parte della vita quotidiana.
Mi stimola molto l’idea che l’arte e la vita non siano due realtà disgiunte e credo che la distanza che attualmente percepiamo non esistesse nel passato. Ad oggi la maggior parte della creazione artistica ruota intorno ad una cultura per così dire “d’élite” ed è probabilmente questo il motivo per cui solo una piccola percentuale della popolazione ha accesso all’arte e, ancora una più piccola percentuale, riesce a comprenderla appieno.

É innegabile infatti che il paesaggio influenzi la nostra esistenza, la nostra quotidianità e il nostro modo di essere. La trasformazione dello spazio in cui viviamo determina direttamente la nostra percezione ed è per questo che sono interessato all’arte come esperienza vissuta. Mi piace l’idea di creare opere che possano lasciare una traccia nella memoria del fruitore e giungere ad una riflessione stimolata da un’esperienza vissuta in prima persona, qualcosa che vada al di là del semplice consumo di un’immagine a livello visivo. Allo stesso tempo, realizzando a volte interventi in spazi inusuali, come un cimitero o una parete scrostata, l’arte funziona come catalizzatore dell’attenzione evidenziando il fascino nascosto di luoghi poco considerati per la loro bellezza.

Nel caso di Matiére Noire la mostra era un percorso di circa trenta installazioni realizzate con oggetti trovati nei dintorni del Marche aux puces di Marsiglia, zona difficile della città, che ospitava la mostra all’interno di un mercato dell’antiquariato. È difficile raccontare a parole la percezione di un’esperienza immersiva e personale.

 

Gonzalo Borondo - N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, Print Proof
Gonzalo Borondo – N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, Print Proof.

 

– 5) Che cos’ è la bellezza?


Domanda difficile, sempre di più capisco che sono una persona non destinata ad esprimersi attraverso le parole, almeno non come riesco a fare attraverso l’azione. Proprio ieri parlavo con delle mie amiche di come probabilmente la bellezza sia l’unica arma che ha in mano la natura per proteggersi da noi uomini. Credo, infatti, che senza l’armonia che la contraddistingue, la natura probabilmente non sarebbe stata al riparo dall’impulso distruttivo dell’uomo e ciò avrebbe portato alla sua fine. Credo che l’arte sia, per sua natura, un modo di creare bellezza, che a sua volta ci permette di proteggerci da noi stessi. Noi siamo, in un certo senso, testimoni privilegiati della bellezza del mondo e attraverso l’arte proviamo a interpretarla.

Non vorrei comunque definire nero su bianco la mia idea di bellezza, non vorrei limitarla né sminuirla. Sono uno che osserva molto il paesaggio, sono cresciuto osservando infinite distese di grano in una zona della Spagna in cui la bellezza che mi circondava era pungente, alacre, malinconica, ma anche imponente e sterminata. Ho interiorizzato quell’inquietudine, credo.

…Credo che l’arte sia, per sua natura, un modo di creare bellezza, che a sua volta ci permette di proteggerci da noi stessi. Noi siamo, in un certo senso, testimoni privilegiati della bellezza del mondo e attraverso l’arte proviamo a interpretarla…

Gonzalo Borondo

Sono partito, ho viaggiato molto, poi mi sono stabilito a Roma per diversi anni. Roma mi ha cambiato, ha alterato la mia percezione della bellezza; riflettevo poco tempo fa su quanto nelle mie opere le figure siano diventate più rigide e le architetture appaiano molli, fatte di carne.

La bellezza appartiene ai luoghi, ognuno ha la propria. Io la ritrovo nella ciclica sedimentazione di strati di storia, di racconti, di accadimenti che emergono col passare del tempo, con l’attenzione e con la cura. La difficoltà è provare a carpire senza lasciarsi distrarre, è riuscire a percepire il rumore di sottofondo dei contesti in cui agisco. Per la mia pratica artistica capire il contesto ambientale e sociale in cui agire è il primo e l’ultimo passo, è ciò che rende possibile lo scambio.

 

Intervista a Chiara Pietropaoli – Curatrice N̶O̶N̶ PLUS ULTRA di Gonzalo Borondo

 

– 1) Come nasce N̶O̶N̶ PLUS ULTRA e con quali intenti?

 

N̶o̶n̶ Plus Ultra nasce dalla volontà di far confluire in una grande opera le ricerche di Gonzalo degli ultimi anni sulla trasparenza e sulla serigrafia e di strutturare un progetto che, ci auguriamo, possa essere itinerante.

L’opera è stata concepita prima di tutto come un’esperienza, la serigrafia è stata approcciata da un punto di vista spaziale, come è stato anche per “Aria”, c’era la voglia di relazionare la serigrafia allo spazio, in accordo con l’approccio di Gonzalo all’arte. Gli intenti hanno coinciso con il risultato e 56Fili è stato fondamentale in questo processo.

 

– 2) Come è stato lavorare con Gonzalo Borondo?

 

Lavoro con Gonzalo da tanti anni e lavorare con lui è sempre molto complesso. La complessità è parte delle sue opere. Come ti raccontavo tante ricerche tecniche e estetiche si intrecciano, confluiscono nei suoi lavori e quindi gli aspetti da gestire durante la progettazione e lavorazione sono molti. Proprio per questo i progetti di Gonzalo prevedono uno staff molto ampio e devo dire che questa volta c’è stata molta sinergia e collaborazione tra tutte le persone che hanno partecipato alla realizzazione di “Non Plus Ultra”, tutte necessarie.

Gonzalo mi ha insegnato a godermi la ricerca, a non avere paura di non sapere dove andare, ogni sua opera si porta dietro un percorso inizialmente ignoto, cerca sempre la novità e alla fine di questi percorsi trova sempre delle cose meravigliose, ma questi percorsi sono infiniti, non si ferma mai davanti a quello che trova, tende ad andare oltre. “Non Plus Ultra” è una riflessione sul concetto di limite, un concetto molto sentito da Gonzalo. Gonzalo è la negazione del limite.

 

Gonzalo Borondo - N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, photo credit: ©Vito Frangione
Gonzalo Borondo – N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, photo credit: ©Vito Frangione

– 3) Secondo te, quale approccio dovrebbe avere il pubblico

 

“N̶o̶n̶ Plus Ultra” è un’installazione praticabile, è stata concepita per essere percorsa, è un’opera molto fisica ma non mi sento di consigliare un approccio allo spettatore. Immagino che ci saranno persone che sceglieranno di non entrare ma anche in quel caso l’opera avrà fatto la sua funzione. Stiamo parlando del limite.

 

4) A tuo parere qual è la funzione e la responsabilità di un artista all’interno della società contemporanea?

 

Penso che sia necessario ripensare questo ruolo oggi, riprendere contatto con la responsabilità. L’arte è sempre più indirizzata a stimolare come unico senso la vista, a soddisfare e incoraggiare un approccio superficiale all’opera, per me molto pericoloso e mi viene anche da chiedermi se noi, gli spettatori siamo ancora capaci di essere ricettivi.
Si “vedono” tante cose ma poche sono davvero in grado di porsi al di sopra del tempo, con la poesia, come solo l’arte può fare.

 

Ringraziamo Gonzalo Borondo e Chiara Pietropaoli per il tempo e la disponibilità che ci hanno dedicato.

 

Gonzalo Borondo - N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, photo credit: ©Vito Frangione
Gonzalo Borondo – N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, photo credit: ©Vito Frangione

Gonzalo Borondo - N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, Print Proof
Gonzalo Borondo – N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, Print Proof

Gonzalo Borondo - N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, work in progress. photo credit: Federico Pestilli
Gonzalo Borondo – N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, work in progress. photo credit: Federico Pestilli

 

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Installation view Ex-Dogana
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Gonzalo Borondo, MONOTONO - Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo, MONOTONO – Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Gonzalo Borondo, MONOTONO - Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo, MONOTONO – Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Gonzalo Borondo, MONOTONO - Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo, MONOTONO – Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA - Gonzalo Borondo, MONOTONO - Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni
N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo, MONOTONO – Rassegna artistica alla Ex Dogana (Roma). Photo credit: Giorgio Benni

– via: Art Vibes submission – photo credits: ©Federico Pestilli + ©Vito Frangione +©Giorgio Benni


Exhibition info: N̶O̶N̶ PLUS ULTRA – Gonzalo Borondo, in collaborazione con 56FILI, Prodotto da Ex Dogana. A cura di Chiara Pietropaoli. Partners: Studio Volante

 

EXHIBITION INFO

When: 16 – 18 novembre 2018.
Where: MACRO ASILO (preview), via Nizza 138 – Via Reggio Emilia 54, Roma.

When: 12 gennaio – 26 gennaio 2019.
Where: EX DOGANA (esposizione), via dello Scalo San Lorenzo, Roma.

– website: gonzaloborondo.com


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