Mustafa Sabbagh | Spazio disponibile - aerare il pensiero prima di soggiornarvi
Redazione Art-Vibes | On 16, Set 2021
“…un percorso complesso e stratificato, e in quanto tale, come tutti i prodotti di una certa densità, richiede un consumo lento e consapevole. Spazio Disponibile si compone di bellezza e di potenza, di conseguenza il bisogno indotto che deriverà dal suo consumo non potrà che essere uno: ancora, ancora, ancora.”
di Redazione Art Vibes
Picture: Mustafa Sabbagh, Spazio Disponibile: epidermide in pixel (dettaglio), Galleria Estense di Modena, 2021. installazione site-specific (stampe fine art, stampe fotografiche su plotter, dimensioni ambientali). courtesy: l’artista, Gallerie Estensi.
Dal 17 settembre 2021 al 30 gennaio 2022, La Galleria Estense di Modena e il Palazzo Ducale di Sassuolo ospitano il progetto Spazio disponibile – aerare il pensiero prima di soggiornarvi, a firma dell’artista contemporaneo Mustafa Sabbagh.
A cura di Federico Fischetti e Fabiola Triolo, il progetto nasce come reazione a una delle fasi più buie vissute dal settore dei musei e della cultura, costretto al silenzio nel pieno dell’emergenza Covid-19.
Una cesura lunga e dolorosa, che ha indotto al ripensamento di alcuni specifici aspetti di educazione e di stimolo propri delle istituzioni museali di arte antica nei confronti della società contemporanea. Il desiderio di apertura, condivisione e circolazione di idee ha così abbracciato la strada del dialogo con un artista contemporaneo, alla ricerca di un comune approccio al patrimonio antico.
Un approccio obliquo rispetto alle forme tradizionali, fondamentalmente basate sulla filologia, per riossigenare il rapporto tra il museo e il suo territorio – un percorso che le Gallerie Estensi hanno già avuto occasione di sperimentare con successo nel passato, con l’installazione corale Monochromatic Light del 2001 (con opere di Lawrence Carroll, Phil Sims, Ettore Spalletti, David Simpson, Winston Roeth, Timothy Litzmann, Anne Appleby), divenuta permanente grazie alla donazione Panza di Biumo e oggi parte integrante degli apparati decorativi del Palazzo Ducale di Sassuolo.
Da fertili conversazioni con Mustafa Sabbagh ha dunque preso forma il presente progetto inedito, che si articolerà in due sedi: nel Palazzo Ducale di Sassuolo e nella Galleria Estense di Modena. La doppia sede riflette una duplice posizione, liberamente incoerente, con cui Mustafa Sabbagh intende sollecitarci sul tema del rapporto col nostro patrimonio.
Mustafa Sabbagh, Spazio Disponibile: rinasci:mentale – Galleria Estense di Modena, 2021. installazione site-specific (scultura in marmo, video monocanale, dimensioni ambientali). courtesy: l’artista, Gallerie Estensi
A Sassuolo il linguaggio sarà quello proprio dei prodotti di consumo, confezionati e offerti in vendita per un utilizzo indotto e non consapevole, esito difficilmente eliminabile dalla retorica della valorizzazione del turismo culturale. Tre interventi ubicati nel Cortile d’Onore, nell’Appartamento Stuccato e nella Camera dell’Amore riproporranno frammenti di opere d’arte e pitture murali già presenti nella Reggia Estense e risemantizzati dall’artista attraverso fotografia, video e installazioni, offrendosi come medicinali da assumere secondo una specifica posologia, descritta in un apposito bugiardino.
Mustafa Sabbagh, Spazio Disponibile: epidermide in pixel – Galleria Estense di Modena, 2021. installazione site-specific (stampe fine art, stampe fotografiche su plotter, dimensioni ambientali). courtesy: l’artista, Gallerie Estensi
A Modena l’approccio è completamente diverso, per riflettere sul valore estetico autonomo delle opere d’arte, rifiutando la passiva semplificazione delle formule di consumo che riconducono tutto a logo, a brand. Anche qui, tre interventi si articoleranno in altrettante sale del museo attraverso i linguaggi della fotografia, del video-mapping, della scultura e dell’installazione prendendo le mosse da alcuni dipinti scelti, da Garofalo a Guercino, e da una scultura barocca della Collezione Estense.
Il filo conduttore sarà quello di un erotismo indefinito, vagamente voyeuristico, che attraverso particolari anatomici decontestualizzati dal soggetto e dal suo genere suggerirà di liberare l’istinto e lasciarsi andare a personali ricerche nel mondo figurativo e nelle qualità formali dell’arte antica.
Ancora Ancora Ancora. Un interludio per Spazio Disponibile. Testo critico di Fabiola Triolo
Il 30 settembre 1978, sul finire della fascia oraria che noi consumati consumatori di onde satellitari definiamo prime time, la schiena dell’Italia fu percorsa da un brivido di languore, durante la sigla di chiusura del varietà di Rai Uno Mille e una luce. Da quel prototipo di light-box che è stato per eccellenza in grado di direzionare il corso delle nostre vite con i suoi consigli per gli acquisti, bella come una divinità sconsacrata, c’era Mina.
Le labbra luccicanti di Mina, le ciglia voluttuose di Mina, le mani nei capelli sciolti di Mina, quella voce, la voce, le sue spalle nude che lasciavano solo supporre, mai ratificare, una più esplicita nudità, per una nazione di consumatori morbidamente voyeur. In un primo piano così stretto da accarezzare il feticismo del dettaglio, in quella che aveva già deciso essere la sua ultima apparizione in pubblico, Mina sorride, gioca e ammicca, fiera e consapevole, di consumarla ancora.
“Io ti chiedo, ancora Il tuo corpo, ancora Le tue braccia, ancora Di abbracciarmi ancora…
Mina, Ancora ancora ancora, 1978”
La reazione fu immediata (ma non altrettanto efficace nel suo scopo, NdC): veementemente sollecitato dal reazionarismo che serpeggia quasi sempre ai vertici – un conservatorismo benpensante che si disse scandalizzato dall’indugio fetish sul particolare della bocca – il regista del programma Piero Turchetti obbedì a testa bassa mettendo in onda, già dalla sera successiva, la sigla incriminata solo dopo averne decuplicato l’inquadratura in atomizzati mini-schermi, sperando così di riuscire a raffreddare il godimento peccaminoso del dettaglio e placare bollenti, incartapecoriti spiriti. Potenza del mezzo: Mina entrò definitivamente nella leggenda, tradotta a icona secondo i dettami della Pop Art il cui sommo profeta, Andy Warhol, aveva perfettamente intuito che basta l’atto della ripetizione per trasformare un’immagine in ossessione.
Del resto, è l’ossessione il terreno fertile del più grande credo contemporaneo: quello del consumismo. Una magnifica ossessione amplificata da una melodia struggente, all’interno della quale Mina come Calipso ripete languida una parola-mantra: ancora, e poi ancora, e ancora ancora. Solo una manciata di anni prima, nel 1972, Jacques Lacan intitolò uno dei suoi seminari più intensi, rivolto al tema dell’amore, Encore, identificando in questa parola l’essenza stessa del trasporto amoroso e sottolineando l’omofonia tra “encore” e “en corps”, nel corpo: l’amore dichiara se stesso nella sua congenita insaziabilità, proiettando e incarnando nel corpo di un altro – o nel proprio, vedi la parafilia del narcisismo… – l’oggetto delle proprie pulsioni.
Mustafa Sabbagh, Spazio Disponibile: prodotto non soggetto a data di scadenza – Palazzo Ducale di Sassuolo, 2021. installazione site-specific (mixed media, dimensioni ambientali) courtesy: l’artista, Gallerie Estensi
Pulsioni e compulsività: a pensarci un attimo, semplicemente moltiplicando i corpi come Turchetti moltiplicò i fotogrammi di Mina, frammentando l’ossessione, la dinamica dell’amore è esattamente la medesima di quella del consumismo, rispondendo alla stessa richiesta individuata per l’amore da Lacan: ancora. Consumami ancora, canta Mina offrendosi ai nostri occhi. Da consumarsi preferibilmente entro, avvertono le etichette dei prodotti offrendosi ai nostri occhi.
Take me (I’m yours), ammiccavano offrendosi ai nostri occhi le opere esposte in una delle più innovative mostre di arte contemporanea dei nostri consunti giorni, curata nella prima edizione da Hans Ulrich Obrist e Christian Boltanski, presentata nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra e riproposta, ancora e ancora, in ulteriori numerosi templi dell’arte contemporanea, trasformati per l’occasione in sontuosi scaffali da supermercato. Al loro interno, i visitatori/consumatori erano finalmente autorizzati a fare tutto ciò che normalmente è proibito in un museo: toccare, prendere, scambiare, prelevare, consumare. Ancora ancora ancora, nella vana aspettativa di riuscire a saziare un’ossessione, prendendo definitivamente atto della più intima natura dell’uomo contemporaneo in quanto Homo Consumens.
Con una sostanziale precisazione da mettere in atto: quando non cadono vittime del loro tempo, auto-etichettandosi per conformarsi all’effimero del momento e alla dittatura del #trendtopic, l’arte e la cultura sono prodotti non soggetti a data di scadenza. È ragionando su questa fondamentale discriminante che ha preso corpo l’intervento artistico site-specific alle Gallerie Estensi di Mustafa Sabbagh, tra i più importanti autori in Italia ad applicare la cultura del progetto coniugandola a una continua sperimentazione sui linguaggi visivi e a una costante, innamorata, ossessionata, ricerca antropologica, nel proposito di preservare sempre gli amabili resti della nostra umanità.
Mustafa Sabbagh, Spazio Disponibile: display in frame – Palazzo Ducale di Sassuolo, 2021
Sei installazioni in dialogo (o in aperto contrasto) fra loro, con la prestigiosa Collezione Estense e con i nobili spazi di cui prendono possesso, per innescare cortocircuiti nella mente opportunamente aerata dei visitatori/consumatori. Frammenti di un discorso amoroso, per dirla con Barthes, se è vero come è vero che l’amore è ossessione, è consumo, è la richiesta di un costante ancora.
Matrici contaminate dal suo stesso vissuto: l’installazione presente al Palazzo Ducale di Sassuolo Prodotto non soggetto a data di scadenza offre, anche sgualcendola o sospendendola cristallizzata in un video, l’arte come reliquiario, come si offrono gli articoli presenti nei mercatini dell’usato dell’Est domenicali a Trieste, città che appartiene al codice genetico dell’artista. Stilemi essenzialmente nordici: i singoli, martellanti dettagli anatomici di opere presenti nella Collezione, saccheggiati dall’artista e reiterati all’infinito che compongono l’installazione Epidermide in pixel, presente alla Galleria Estense – alternate a dosati flash schizofrenici tratti da No logo di Naomi Klein, che definisce l’economia concettuale come il fondamento dell’impulso al consumismo, generato dalle sclerosi sociali contemporanee – richiamano le cromie morbose di Dirk Braeckman, spingendone ancora più avanti il carattere ossessivo.
La Delizia Estense battezzata per Vietato non toccare, nel Cortile d’Onore del Palazzo Ducale, certifica quasi come un monito gli effetti benefici del prodotto – purché non se ne disperda il contenuto nell’oblio.
In Rinasci:mentale, il giovane uomo assorto nel suo enigmatico monologo prende corpo su un secentesco busto di donna.
Vestigia emerse dalle macerie come ultimi brandelli di umanità, mentre tutto intorno racconta di altisonanti storie mitologiche (MK-Ultra, in dialogo a Modena con il ciclo degli Ottagoni del Tintoretto).
Fondi di deposito delle Gallerie, recuperati anch’essi dal gesto dell’artista nella loro splendida carnalità e resi testimonial di campagne pubblicitarie mai realizzate (Display in frame, in dialogo a Sassuolo con i Monocromi di Ettore Spalletti).
Sabbagh sposta il fuoco sul dettaglio per renderlo rizomatico, sclerotizzarlo, magnificarlo, centuplicarlo facendone ossessione, isolarlo trasformandolo in presidio di automedicazione, consapevole com’è che l’arte, come l’amore, può consumare, può ossessionare, ma può anche curare – a patto che ci si attenga scrupolosamente alle prescrizioni illustrate in un bugiardino a disposizione dei visitatori, rigorosamente da strappare e portare con sé.
Spazio Disponibile – aerare il pensiero prima di soggiornarvi è un percorso complesso e stratificato, e in quanto tale, come tutti i prodotti di una certa densità, richiede un consumo lento e consapevole. Spazio Disponibile si compone di bellezza e di potenza, di conseguenza il bisogno indotto che deriverà dal suo consumo non potrà che essere uno: ancora, ancora, ancora.
Mustafa Sabbagh, Spazio Disponibile: display in frame – Palazzo Ducale di Sassuolo, 2021.installazione site-specific (mixed media, dimensioni ambientali). courtesy: l’artista, Gallerie Estensi
Mustafa Sabbagh, Spazio Disponibile: MK-Ultra – Galleria Estense di Modena, 2021. installazione site-specific (scultura in ceramica, silicone, polvere di gesso e altro, dimensioni ambientali). courtesy: l’artista, Traffic Gallery (BG)
– via: Art Vibes submission – photo courtesy of: Mustafa Sabbagh
– Exhibition info: Mustafa Sabbagh. – Spazio Disponibile – areare il pensiero prima di soggiornarvi, a cura di Federico Fischetti e Fabiola Triolo.
– When: 17 settembre 2021 – 30 gennaio 2021.
– Where: Galleria Estense di Modena | Palazzo Ducale di Sassuolo.
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