MOOD IN THE MOOD - Umore nell'umore
Redazione Art-Vibes | On 10, Mar 2016
Mondi, modalità e umori protagonisti di una variegata collettiva.
di Redazione Art Vibes
Picture: Giordana Brucato
Quindici artisti con tecniche diverse e con mood differenti, entrano in aderenza, donando mondi, modalità e umori.
Angelo Barile: il tema conduttore è il mondo infantile e le sue problematiche nei confronti dell’universo adulto che gli dà la possibilità di essere invitato alla Biennale di Venezia. Sarah Bowyer: artista dalle sfaccettature multiformi che completa la sua ricerca artistica.
Giordana Brucato: si forma all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, sezione scultura, una Psicanalisi Stressmatica, dove il materiale d’analisi è la Parola. Maria Crocco: laureata in Arti Visive e discipline dello Spettacolo presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, si occupa di fotografia dal 1997, ha partecipato a diverse mostre e progetti artistici. Maurizio Filippi: realizza le sue opere in stesure cromatiche. Maribel Moreno Fito: artista spagnola, il suo lavoro è caratterizzato da un costante tentativo di forzare i limiti della forma senza alterarne le caratteristiche. Sara Gioda: nei suoi lavori si parla di narrazioni. Andrea LaRoux: ha studiato presso l’Accademia di fotografia Fondazione Artevision di Torino, creando opere dal gusto decadente. Michele Liuzzi: il suo lavoro si articola in una serie di progetti, dalla pittura, al disegno,
alle elaborazioni digitali.
Ricky Mandarino: nei suoi collage proietta fantasie surreali, rendendo omaggio alla fotografia da rivista. Sabrina Pantano: fotografa, amante del mosso, tratta temi intimi e sociali da scatti mai scontati. Diego Pomarico: gli esseri umani che l’artista ci presenta nelle sue opere si rivelano essere dei banali numeri, oggetti di mercificazione, personaggi appiattiti da stereotipi capaci di annientarne l’identità personale. Anita Rossi: titolare del Namaste Tattoo studio si forma all’accademia di Venezia, nella sua pittura a tratto morbido e delicato.
Maria Grazia Solano: artista a tutto tondo, accademica, con tratto pregnante racconta il privato confidenziale. Luj Vacchino: si forma all’Accademia Albertina di Belle Arti, scultore neo pop, per le icone riprodotte e reinventate.
Si definisce “situazione emotiva” ciò che noi comunemente designamo col termine “umore“. Compito di questa fase del “pensiero sull’essere” è di analizzare l’umore nella sua struttura esistenziale.
È fondamentale sottolineare questo fatto: l’uomo (Esserci) è sempre immerso in un determinato umore. Non c’è esistenza priva di tonalità emotiva, fosse anche l’indifferenza, quel grigiore uniforme e persistente in cui l’esistenza (l’essere dell’Esserci) diventa un peso.
La modalità d’essere della “conoscenza” è inadeguata a penetrare nella regione del proprio essere in cui l’uomo già da sempre si trova. La tonalità emotiva è la risposta alla domanda “come va?” che “CI” colloca nella nostra esistenza. L’Esserci è dunque un esistere emotivamente; l’uomo è un esistente che è in quanto “aperto” in una situazione emotiva.
Che l’esistente umano viva sempre in un qualche stato emotivo non vuol dire che egli ne sia consapevole o sappia il perché del suo modo d’essere; al contrario, egli sfugge a questa consapevolezza negando radicalmente il proprio sentire. Volgendo le spalle a questo perché, l’uomo evade.
Non è una percezione fisica ma esistenziale (autosentimento situazionale). Percezione che si manifesta più nella forma della fuga che in quella della ricerca. Anche se l’esistente umano si ritiene “per fede” sicuro del suo destino o se crede nella scienza e nelle sue spiegazioni sulle cause e i perché della vita, tutto ciò nulla toglie che le radici esistenziali del nostro modo d’essere nel mondo, del nostro sentirci gettati in un certo umore, rimangano un enigma impenetrabile. Prima ancora di comprendere, vedere, agire, studiare il mondo, noi già ci troviamo (siamo aperti) in un certo modo d’essere o tonalità emotiva.
Possiamo cercare di padroneggiare con la volontà le nostre emozioni, ma ciò dimostra soltanto che non è la nostra volontà che le ha stabilite. Questo “sentirsi in” è molto diverso dal “percepirsi“, non è cioè uno stato “psicologico“. “Percepirsi” implica cioè un “fare attenzione a sé stessi” che è totalmente estraneo a quello stato dell’essere gettato nel mondo, anteriore a ogni comprensione, che chiamiamo “umore“.
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