Middle East Now - Raccontare il Medio Oriente contemporaneo
Redazione Art-Vibes | On 21, Mar 2018
Un viaggio cinematografico oltre i luoghi comuni tra le società dell’area mediorientale.
di Redazione Art Vibes
Dal 10 al 15 aprile 2018 a Firenze torna in scena il Medio Oriente con la 9a edizione di Middle East Now, il festival internazionale di cinema, documentari, arte, musica, incontri ideato e organizzato dall’associazione culturale Map of Creation. La rassegna si terrà tra Cinema La Compagnia, Cinema Stensen e altri spazi cittadini, con un ricco programma di proiezioni ed eventi speciali, nell’ambito del cartellone della Primavera di Cinema Orientale.
In programma una selezione di circa 40 film premiati nei migliori festival internazionali, per un viaggio cinematografico oltre i luoghi comuni tra le società dell’area mediorientale, da molti anni al centro dell’attenzione della politica e dei media internazionali. Le storie, i personaggi, i temi forti e l’attualità, attraverso i titoli cinematografici più recenti provenienti da Iran, Iraq, Kurdistan, Libano, Israele, Palestina, Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Kuwait, Afghanistan, Siria, Algeria, Marocco, Sudan.
HASHTAG # MIDDLEAST: video teaser Middle East Now 2018. video courtesy of: MiddleEastNow Festival
Il tema del festival 2018: HASHTAG #MIDDLEEAST
L’edizione 2018 svela attraverso una lente d’osservazione insolita il Medio Oriente contemporaneo, un grande selfie per raccontarlo anche grazie agli hashtag utilizzati quotidianamente da milioni di persone.
L’Hashtag #Middleast guarda al Medio Oriente nella sua complessità e vuole “taggare” alcuni temi che ne emergono, dal ruolo dei social media e di internet nell’evoluzione della società e nella produzione culturale, fino alla loro capacità di fornire informazioni difficilmente reperibili o controllate dai centri di potere.
Cosa significa essere connessi in Medio Oriente, utilizzare i social media per comunicare, lanciare messaggi, idee e input nuovi? Il festival vuole spostare l’attenzione, per la prima volta, sullo storytelling che milioni di individui, dalla casalinga palestinese al combattente dello jihad, dai professionisti delle grandi realtà urbane ai giovani curiosi di nuove esperienze di vita, costruiscono ogni giorno attraverso la rete.
When I Saw You by Annemarie Jacir
Sarà dedicato un focus alla regista palestinese Annemarie Jacir, fra le pioniere del cinema arabo contemporaneo, che ha scritto, diretto e prodotto oltre 16 film. Tra questi “Like Twenty Impossibles” (2003), primo cortometraggio palestinese selezionato a Cannes; “Salt of this Sea” (2008), primo lungometraggio diretto da una regista palestinese, scelto per la sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes; “When I Saw You” (2012) vincitore del premio NETPAC al Berlin International Film Festival e nominato agli Oscar 2013.
Sarà presentata una selezione dei suoi lavori più celebri e in anteprima il suo ultimo film “Wajib” (2017) che ha debuttato al festival di Locarno, vinto premi ai migliori festival internazionali, è stato candidato agli Oscar 2018 e uscirà nelle sale italiane ad aprile. Protagonisti della storia, che si ispira alla tradizione palestinese di consegnare a mano le partecipazioni ad un matrimonio, Mohammad e Saleh Bakri, due giganti del cinema arabo, padre e figlio nel film come nella vita.
Al centro di molti film l’estremismo politico e religioso e la complessità della vita in Medio Oriente, ma anche storie di speranza verso il futuro, di superamento delle difficoltà quotidiane attraverso l’arte, la musica, la cucina, e una grande determinazione e voglia di cambiamento. Dall’Arabia Saudita, il documentario “The Poetess” (Arabia Saudita/Germania, 2017) di Stefanie Brockhaus e Andreas Wolff dedicato alla poetessa e attivista saudita Hissa Hilal, divenuta famosa in tutto il mondo grazie al talent show “Million’s Poet” e alle sue poesie contro il terrorismo e le ideologie del fanatismo islamico.
The Poetess by Stefanie Brockhaus e Andreas Wolff
Dall’Afghanistan “Rockabul” (Afghanistan/Australia, 2018) in cui Trevis Beard racconta le vicende dei District Unknown, prima band heavy metal dell’Afghanistan, e la loro grande sfida: fare musica rock in un Paese in cui è considerata satanica e la cui pratica è perseguitata.
È la cucina, invece, a dare una speranza alle protagoniste di “Soufra” (Libano, Palestina, 2017), film di Thomas Morgan prodotto da Susan Sarandon, che narra l’emozionante avventura di Mariam Shaar, rifugiata palestinese che ha trascorso tutta la vita nel campo profughi di Burl El Barajneh, a sud di Beirut in Libano, che insieme ad un gruppo di donne gestisce con successo la società di catering Soufra e lotta per espandere le attività al di fuori del campo, nella speranza di un riscatto sociale.
Grande attenzione alla Siria: nel documentario “Of Fathers and Sons” (Siria, 2017), vincitore del Gran Premio della Giuria all’ultima edizione del Sundance Film Festival, il regista Talal Derki realizza un ritratto crudo e senza filtri del generale Abu Osama, leader islamista radicale di Al-Nusra, braccio siriano di Al- Qaeda, e del branco di giovani ragazzi che lo idolatra, seguendo il loro addestramento; di omosessualità vissuta nella società araba si parla in “Mr. Gay Siria” (Turchia, 2017) di Ayse Toprak, che racconta le vicende di Husein, barbiere di Istanbul che combatte tra la famiglia conservatrice e la sua identità omosessuale, e Mahmoud, fondatore del movimento omosessuale in Siria che vive da rifugiato a Berlino, accomunati dal sogno di partecipare al concorso Mr Gay World.
MUHI Generally Temporally by Rina Castelnuovo-Hollander e Tamir Elterman
Storia potente e provocatoria anche dall’Iraq con “The Journey” (Iraq. 2017, 82’), l’ultimo film del talentuoso regista Mohamed Al-Daradji, protagonista una giovane attentatrice suicida alla stazione di Baghdad, che rimette in discussione i suoi piani dopo un incontro che le cambierà la vita.
E ancora, tra i tanti film da Israele e Palestina, la vicenda incredibile e toccante al centro del documentario “MUHI GENERALLY TEMPORARY” (Israele, 2017, 87’) di Rina Castelnuovo-Hollander e Tamir Elterman. Protagonista Muhi, ragazzino di sette anni di Gaza, vivace e coraggioso, che ha vissuto tutta la sua vita in un ospedale israeliano, dove è stato accolto da piccolissimo a causa di una grave malattia autoimmune, conquistando l’affetto di tutti, oltre i paradossi della situazione in cui vive.
Eventi speciali in programma
Le mostre The People’s Salon e Flying Boys della fotografa irachena Tamara Abdul Hadi è una delle fotografe mediorientali più affermate, co-fondatrice di Rawiya, il primo collettivo di fotografe donne in Medio Oriente. Presenterà a Firenze alla FSM Gallery due dei suoi ultimi progetti fotografici, che indagano le rappresentazioni dell’identità maschile nel mondo arabo, esplorandone complessità e stereotipi.
The People’s Salon, in cui celebra il talento creativo di parrucchieri e barbieri tra Beirut, Gaza e Ramallah, con scatti in cui cattura l’espressione della vanità maschile, tra acconciature fantasiose, barbe perfettamente rifinite, maschere facciali e saloni raffinati, luoghi in cui oltre a prendersi cura della propria bellezza si stringono amicizie e intrecciano rapporti umani.
Flying Boys dove il mare sembra rappresentare la libertà, il sollievo e la calma, attraverso le fotografie di giovani uomini catturati mentre sono in procinto di tuffarsi o volano in aria, pronti a gettarsi nelle acque del mare intorno a Beirut, Akka, Tunisi e Gaza.
Flying Boys by Tamara Abdul Hadi
– via: Art Vibes submission – images courtesy of: Middle East Now
– Exhibition info: MIDDLE EAST NOW 9ª edizione,organizzato dall’associazione culturale Map of Creation, con la direzione artistica di Lisa Chiari e Roberto Ruta.
– When: 10 – 15 aprile 2018. Programma, orari e biglietti su middleastnow.it
– Where: Firenze, Cinema La Compagnia, Stensen e altri luoghi.
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