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Marina Abramović - The Cleaner

Marina Abramović – The Cleaner

| On 25, Set 2018

Firenze: Palazzo Strozzi dedica una grande retrospettiva a una delle più iconiche figure dell’arte contemporanea, matriarca della performance art.

di Redazione Art Vibes


Picture: Marina Abramović, Artist Portrait with a Candle (C) dalla serie Places of Power, 2013, Courtesy of Marina Abramović Archives© Marina Abramović by SIAE 2018.


Dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019 Palazzo Strozzi ospita la prima grande mostra retrospettiva italiana dedicata a Marina Abramović, una delle personalità più celebri e controverse dell’arte contemporanea, che con le sue opere ha rivoluzionato l’idea di performance mettendo alla prova il proprio corpo, i suoi limiti e le sue potenzialità di espressione.

L’esposizione nasce dalla collaborazione diretta con l’artista, proseguendo così la serie di mostre che stanno portando a Palazzo Strozzi i maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea a livello globale, come Ai Weiwei (2016), Bill Viola (2017), Carsten Höller (2018).

L’evento si pone come una straordinaria rassegna che riunisce oltre 100 opere dell’artista, offrendo una panoramica sui lavori più famosi della sua carriera, dagli anni Sessanta agli anni Duemila, attraverso video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e la riesecuzione dal vivo di sue celebri performance da parte di un gruppo di performer specificatamente selezionati e formati in occasione della mostra.

 

Marina Abramović The Hero (video) 2001, video: video a un canale (b/n, sonoro), 14’21”. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/050:02. Credit: Ph. TheMahler.com. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018
Marina Abramović The Hero (video) 2001, video: video a un canale (b/n, sonoro), 14’21”. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/050:02. Credit: Ph. TheMahler.com. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018


Per la prima volta una donna sarà protagonista assoluta di una mostra di Palazzo Strozzi. Marina Abramović ha raccolto la sfida di utilizzare il palazzo rinascimentale come luogo espositivo unitario, unendo Piano Nobile, Strozzina e cortile, confrontandosi con un contesto unico e ricco di sollecitazioni.

Il lavoro di Marina Abramović ci parla di ricerca e desiderio di sperimentare la trasformazione emotiva e spirituale. Come ricorda l’artista, il titolo dell’esposizione, The Cleaner, fa riferimento a un particolare momento creativo ed esistenziale, ad una riflessione dell’artista sulla propria vita: «Come in una casa: tieni solo quello che ti serve e fai pulizia del passato, della memoria, del destino».


 

“Come in una casa: tieni solo quello che ti serve e fai pulizia del passato, della memoria, del destino.”
Marina Abramović

Con questa mostra riflette sulla propria lunga carriera in un luogo speciale come Palazzo Strozzi, e proprio in Italia, un paese che ha un significato importante nella biografia e nell’evoluzione del suo percorso artistico. La mostra diviene una straordinaria occasione per scoprire la complessità dell’arte di Marina Abramović, i cui lavori spaziano da azioni forti, violente e rischiose a scambi di energia gestuali e silenziosi, fino a veri e propri incontri con il pubblico, che negli ultimi anni è diventato sempre più protagonista nelle sue opere.

 

Ulay/Marina Abramović Relation in Movement. The Van 1975-1980, furgone Citroën Type H, megafono, installazione audio e video (Relation in Movement), amplificatore, monitor, piccola barca di legno, fotografie (b/n), testo, van cm 220 x 422 x 196. Lione, Musée d’art contemporain de Lyon. Courtesy of Marina Abramović Archives Marina Abramović by SIAE 2018
Ulay/Marina Abramović Relation in Movement. The Van 1975-1980, furgone Citroën Type H, megafono, installazione audio e video (Relation in Movement), amplificatore, monitor, piccola barca di legno, fotografie (b/n), testo, van cm 220 x 422 x 196. Lione, Musée d’art contemporain de Lyon. Courtesy of Marina Abramović Archives Marina Abramović by SIAE 2018

 

LA MOSTRA

L’esposizione, in cui per la prima volta sarà la voce dell’artista ad accompagnare i visitatori nell’innovativa audioguida, ripercorre le principali tappe della carriera dell’artista che esordisce giovanissima a Belgrado come pittrice figurativa e poi astratta. Di questa produzione sono esposte opere inedite come l’Autoritratto del 1965 e i dipinti delle serie Truck Accident (1963) e Clouds (1965-1970) in cui si ripetono ossessivamente violenti incidenti di camion e nuvole quasi astratte, lasciando già intravedere la tensione di un’arte che va verso l’immaterialità e che pone il corpo umano come elemento centrale della sua ricerca.

È negli anni Settanta che inizia il lavoro nella performance attraverso l’utilizzo diretto del proprio corpo, come testimoniato in mostra da opere come la serie Rhythm (1973-1974) e Thomas Lips (1975) in cui l’artista si espone a dure prove di resistenza fisica e psicologica, Art Must Be Beatiful/Artist Must Be Beatiful (1975), dove, nuda, pettina i propri capelli fino a far sanguinare la cute, o The Freeing Series (Memory, Voice, Body, 1975), nella quale mette alla prova la capacità di resistenza individuale attraverso estenuanti azioni ripetitive di parole, suoni e gesti.

 

Marina Abramović Rhythm 10 1973/2017, installazione sonora. New York, Abramović LLC Courtesy of Marina Abramović Archives, MAC/2017/084. Credit: © Marina Abramović. Courtesy of the Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018
Marina Abramović Rhythm 10 1973/2017, installazione sonora. New York, Abramović LLC Courtesy of Marina Abramović Archives, MAC/2017/084. Credit: © Marina Abramović. Courtesy of the Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

Ulay/Marina Abramović Imponderabilia 1977, video 1⁄2” VHS trasferito su supporto digitale (b/n, sonoro), 50’25”. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/038. Marina Abramović by SIAE 2018
Ulay/Marina Abramović Imponderabilia 1977, video 1⁄2” VHS trasferito su supporto digitale (b/n, sonoro), 50’25”. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/038. Marina Abramović by SIAE 2018

Nel 1975 conosce l’artista tedesco Ulay con cui nasce un rapporto sentimentale e professionale il cui simbolo è il furgone Citroën in cui i due hanno vissuto, viaggiando incessantemente in Europa per tre anni e che sarà esposto nel cortile di Palazzo Strozzi. Insieme creano celebri performance di coppia come Imponderabilia (1977), dove il pubblico è costretto a passare attraverso i corpi nudi dei due artisti come fossero gli stipiti di una porta, e che viene interrotta dalla polizia, o azioni come Relation in Space (1976) e Light/Dark (1977) e in cui sperimentano l’incontro/scontro tra energia femminile e maschile.

Negli anni Ottanta Marina e Ulay intraprendono viaggi di ricerca e studiano le pratiche di meditazione in Australia, India e Tailandia. Ne nascono opere come Nightsea Crossing (1981-1987), in cui rimangono immobili l’uno di fronte all’altra per ore, e Nightsea Crossing Conjunction (1983), in cui vengono messe in contatto le culture aborigena e tibetana. La fine della loro relazione sentimentale e professionale si celebra nel 1988 con la performance The Lovers (1988) dove i due artisti si incontrano per dirsi addio a metà della Grande Muraglia cinese, dopo aver percorso a piedi duemilacinquecento chilometri ciascuno, partendo lei dall’estremità orientale e lui da quella occidentale.

 

Marina Abramović Rhythm 0 1974, slide show, tavolo con 72 oggetti della performance, pannello di testo, cm 80 x 400 x 80. New York, Abramović LLC Courtesy of Marina Abramović Archives e Lisson Gallery, London, MAC/2017/025. Marina Abramović by SIAE 2018
Marina Abramović Rhythm 0 1974, slide show, tavolo con 72 oggetti della performance, pannello di testo, cm 80 x 400 x 80. New York, Abramović LLC Courtesy of Marina Abramović Archives e Lisson Gallery, London, MAC/2017/025. Marina Abramović by SIAE 2018

Ulay/Marina Abramović AAA-AAA 1978, video 2 pollici trasferito su supporto digitale (b/n, sonoro), 12’57”. New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/041Credit: © Ulay/Marina Abramović. Courtesy of the Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018
Ulay/Marina Abramović AAA-AAA 1978, video 2 pollici trasferito su supporto digitale (b/n, sonoro), 12’57”. New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/041Credit: © Ulay/Marina Abramović. Courtesy of the Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

Negli anni Novanta il dramma della guerra in Bosnia ispira l’opera Balkan Baroque (1997), con cui Abramović vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, del 1997, che diviene metafora contro tutte le guerre: all’interno di un buio scantinato l’artista pulisce una ad una mille ossa di bovino raschiando pezzi di carne e cartilagine mentre intona canzoni della tradizione popolare serba. Legate al mondo balcanico e alle proprie complesse dinamiche familiari sono inoltre presentate in mostra opere come The Hero (2001) dedicato al padre, eroe della resistenza, o il controverso ciclo Balkan Erotic Epic (2005).

 

Marina Abramović Balkan Baroque (Bones) 1997, video a un canale (b/n, sonoro), 9’42”. New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA © Marina Abramović. Marina Abramović by SIAE 2018
Marina Abramović Balkan Baroque (Bones) 1997, video a un canale (b/n, sonoro), 9’42”. New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA © Marina Abramović. Marina Abramović by SIAE 2018

Parallelamente Abramović porta avanti una ricerca sulle tematiche di meditazione e trascendenza che trovano espressione nei Transitory Objects (1995-2015): non sculture, ma strumenti per viaggi interiori, realizzati con materiali come il quarzo o l’ossidiana, dotati di una particolare carica energetica. Col passare degli anni la sua arte performativa, effimera per definizione, si dilata nel tempo: dalle poche ore delle performance degli anni Settanta a The Artist is Present (2010), in cui al MoMA di New York, muta e immobile – per più di settecento ore nell’arco di tre mesi – ha fissato milleseicentosettantacinque persone che si sono avvicendate davanti a lei, sottolineando così il valore di una comunicazione energetica e spirituale tra artista e pubblico come elemento fondamentale del suo lavoro.

Infine, grazie alla rinnovata collaborazione di Palazzo Strozzi con l’Opera di Santa Maria del Fiore, due opere saranno eccezionalmente esposte al Museo dell’Opera del Duomo in dialogo con capolavori come la Pietà Bandini di Michelangelo. Si tratta di una fotografia della Pietà (Anima Mundi) (1983/2002) e del video The Kitchen V, Carrying the Milk (2009). Nella prima Marina Abramović reinterpreta l’iconografia sacra della Pietà e nella seconda rende omaggio alla mistica santa Teresa d’Avila.

 

RE-PERFORMANCE E “ABRAMOVIĆ METHOD”

La mostra trova una sua fondamentale caratteristica nelle re-performance che si alterneranno ogni giorno all’interno dell’esposizione, rendendo Palazzo Strozzi uno spazio mutevole e in costante trasformazione, con Imponderabilia, Cleaning the Mirror e Luminosity negli spazi del Piano Nobile e con The Freeing Series (Memory, Voice, Body) nella Strozzina.

Per mantenere vive le sue opere, che altrimenti esisterebbero solo come documentazione d’archivio, Marina Abramović usa infatti la re-performance come metodo e pratica di lavoro, come testimoniato dal celebre ciclo Seven Easy Pieces (2005) realizzato al Guggenheim Museum di New York, in cui ha replicato sette storiche performance di artisti come Valie Export, Vito Acconci, Bruce Nauman, Gina Pane, Joseph Beuys e lei stessa.

 

Marina Abramović/Ulay, Anima Mundi (Pietà), 1983/2002, stampa a colori, cm 183 x 183. Edizione di 3 © Marina Abramović and Ulay, Courtesy of Marina Abramović Archives e/and Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli
Marina Abramović/Ulay, Anima Mundi (Pietà), 1983/2002, stampa a colori, cm 183 x 183. Edizione di 3 © Marina Abramović and Ulay, Courtesy of Marina Abramović Archives e/and Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli

Attraverso il Marina Abramović Institute for the Preservation of Performance Art (fondato nel 2010) e con il cosiddetto “Abramović Method”, sviluppato nel corso della sua carriera come pratica fisica e mentale per realizzare una performance, l’artista ha inoltre posto le basi per oltrepassare il carattere effimero delle sue opere e reinventare l’idea stessa di performance nel XXI secolo. Coinvolgendo spettatori e performer diversi, la performance stessa cambia rinnovandosi nei diversi contesti in cui viene replicata.

«Palazzo Strozzi conferma la sua vocazione per il contemporaneo e lo fa con la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Marina Abramović, una delle più iconiche figure artistiche del nostro tempo – dice Arturo Galansino, Direttore Generale e curatore della mostra di Palazzo Strozzi – che con la sua ricerca artistica ha attraversato mezzo secolo sfidando i nostri limiti, reinventando il rapporto con il pubblico, riconfigurando il concetto stesso di performance e entrando indelebilmente nell’immaginario collettivo».

 

Ulay/Marina Abramović Relation in Space 1976, video 1⁄2” VHS trasferito su supporto digitale (b/n, sonoro), 59’28”. New Y ork, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/036. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018
Ulay/Marina Abramović Relation in Space 1976, video 1⁄2” VHS trasferito su supporto digitale (b/n, sonoro), 59’28”. New Y ork, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/036. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

Ulay/Marina Abramović Rest Energy 1980, video 16mm trasferito su supporto digitale (colore, sonoro), 4’04”. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/034. Credit: © Ulay/Marina Abramović. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018
Ulay/Marina Abramović Rest Energy 1980, video 16mm trasferito su supporto digitale (colore, sonoro), 4’04”. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/034. Credit: © Ulay/Marina Abramović. Courtesy of Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

Marina Abramović The House with the Ocean View 2002-2018, installazione multimediale, letto con cuscino in pietra, lavandino, sedia con cuscino in pietra, tavolo, gabinetto, base della doccia, doccia, tre scale con coltelli, metronomo, bicchiere d’acqua, vestiti. New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e Sean Kelly, New Y ork, MAC/2017/072. Credit: Ph. Attilio Maranzano. Courtesy of Marina Abramović Archives Marina Abramović by SIAE 2018
Marina Abramović The House with the Ocean View 2002-2018, installazione multimediale, letto con cuscino in pietra, lavandino, sedia con cuscino in pietra, tavolo, gabinetto, base della doccia, doccia, tre scale con coltelli, metronomo, bicchiere d’acqua, vestiti. New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e Sean Kelly, New Y ork, MAC/2017/072. Credit: Ph. Attilio Maranzano. Courtesy of Marina Abramović Archives Marina Abramović by SIAE 2018

Marina Abramović The Artist is Present 2010 installazione video a 7 canali (colore, senza sonoro) New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e Sean Kelly, New York, MAC/2017/071. Credit: Photography by Marco Anelli. Courtesy of Marina Abramović Archives Marina Abramović by SIAE 2018
Marina Abramović The Artist is Present 2010 installazione video a 7 canali (colore, senza sonoro) New York, Abramović LLC. Courtesy of Marina Abramović Archives e Sean Kelly, New York, MAC/2017/071. Credit: Photography by Marco Anelli. Courtesy of Marina Abramović Archives Marina Abramović by SIAE 2018

– images via: Palazzo Strozzi


Exhibition info: Marina Abramović. The Cleaner. Mostra curata da Arturo Galansino, Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze, Lena Essling, Moderna Museet, Stoccolma, con Tine Colstrup, Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk e Susanne Kleine, Bundeskunsthalle, Bonn.

When: 21 settembre 2018 – 20 gennaio 2019
Where: Palazzo Strozzi, Firenze.


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