Luigi Pericle - Un maestro (ritrovato) della pittura del '900
Redazione Art-Vibes | On 27, Nov 2018
Riemerge, in Svizzera, l’opera di un artista dimenticato. Centinaia di dipinti e disegni rimasti sepolti per decenni, restituiti oggi alla storia dell’arte moderna.
di Redazione Art Vibes
Picture: Luigi Pericle – Il Palazzo (della serie Atlantide), Matri Dei d.d.d., 1974, Tecnica mista su masonite, 80 x 130 cm.
«Per la spiritualità nell’arte non c’è tempo.
Essa sfugge alle umane caducità, non è mai vecchia e non è mai nuova:
È, perché è essenziale; o meglio, è il modo essenziale per esprimere la Verità.
L’essenziale è ciò che non viene dall’artista, ma attraverso l’artista».
Luigi Pericle
Pittore, illustratore, letterato e intellettuale a tutto tondo, Luigi Pericle (Basilea 1916 – Ascona 2001) subì l’influenza della teosofia e delle dottrine esoteriche, partecipando profondamente al dibattito artistico e culturale che da queste tendenze fu determinato nel corso del secolo.
Trascorse la sua vita alle pendici del Monte Verità che, in terra ticinese, accolse fin dagli albori del Novecento la famosa comunità fondata nel 1900 da Ida Hofmann e Heinrich Oedenkoven sulla Collina dell’Utopia, a picco sul Lago Maggiore, dove approdò tutta la “controcultura” europea del tempo. È in quegli stessi luoghi che, a partire dagli anni Trenta prese forma la straordinaria avventura intellettuale degli incontri di Eranos, promossi da Carl Gustav Jung (il cui Libro Rosso è stato riscoperto in anni recenti ed esposto alla Biennale di Venezia del 2013) e dalla teosofa e pittrice olandese Olga Froebe-Kapteyn.
È il clima culturale di Monte Verità che Luigi Pericle sognò di frequentare quando, nei primi anni Cinquanta, decise di trasferirsi con la moglie ad Ascona, l’artista scelse tale luogo per assorbire l’aura mistica del Monte Verità e immergersi nella sua natura e nella pace.
Luigi Pericle – Matri Dei d.d.d., 1966, Tecnica mista su masonite, 42 x 30 cm
Luigi Pericle – Matri Dei d.d.d., China e tecnica mista su carta, 1963, 60 x 42 cm
Uomo poliedrico e dai mille interessi, Pericle sfugge alle classificazioni e si rivela artista professionista tanto quanto fumettista di talento: nel 1951, infatti, crea Max, la marmotta protagonista dell’omonimo fumetto senza testo, destinata a divenire volto noto non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone. Con il suo lavoro di illustratore, Pericle acquista fama internazionale e i suoi lavori vengono pubblicati dall’editore Macmillan di New York e su quotidiani e periodici come il “Washington Post”, “Herald Tribune” o la rivista “Punch”.
Nel 1958, all’età di quarantadue anni, Pericle distrugge tutte le opere figurative in suo possesso (tranne un esemplare) e dà inizio a una nuova fase della sua produzione pittorica, passando all’astrattismo informale e a tecniche di lavorazione particolari, che ne contraddistinguono l’opera e la rendono il prodotto di un’instancabile sperimentazione.
Nel 1959 la sua pittura inizia a suscitare l’interesse di Peter G. Staechelin, noto collezionista di Basilea. Inizia così tra i due una fervida collaborazione e un rapporto di stima. Intorno al 1959, in cambio delle numerose opere acquisite, il collezionista dona all’artista una casa ad Ascona, nella quale i coniugi Giovannetti risiederanno fino alla morte. Per acquistare tale immobile e donarlo all’amico, Peter G. Staechelin si priva di alcuni disegni di Schiele e Klimt vendendoli al Museo Leopold di Vienna, dove sono tuttora conservati.
Luigi Pericle – Matri Dei d.d.d., China e tecnica mista su carta, 1964, 42 x 60 cm
Non è certo un caso (ma quasi un destino) che Luigi Pericle giunse ad abitare a Casa San Tomaso (chiamata così dall’artista in omaggio a Tommaso d’Aquino). Negli anni Trenta, tale dimora era appartenuta alla pittrice e collezionista Nell Walden, ex moglie di Herwarth Walden, scrittore, artista, teorico e fondatore della celebre rivista “Der Sturm”, portavoce delle tendenze espressioniste europee e promotrice dei movimenti d’avanguardia. Una casa, dunque, densa di storia, di cultura e di umori profondi impressi nei suoi ambienti dalle figure intense che vi soggiornarono.
Gli anni dal 1958 al 1965 vengono definiti da Pericle stesso, gli anni del “cambiamento radicale”: un periodo di inarrestabile energia creativa ed entusiasmo, durante il quale realizza le sue più importanti esposizioni.
Nel 1962, viene a contatto con Martin Summers, gallerista e curatore presso la Arthur Tooth & Sons Gallery di Londra, nella quale tra il 1962 e il 1965 Pericle terrà quattro mostre: due personali, nel 1962 e 1965, e due collettive – Contrast in Taste II e Colour, Form and Texture – entrambe nel 1964, esponendo con Karel Appel, Antoni Tàpies, Jean Dubuffet e Pablo Picasso.
Nel gennaio del 1965, Sir Herbert Read – critico d’arte, cofondatore dell’Institute of Contemporary Art di Londra e consulente artistico di Peggy Guggenheim – fa visita all’atelier di Pericle ad Ascona rimanendo colpito dal suo lavoro. Secondo Sir Read, Pericle tende alla “ricerca della Bellezza Assoluta” attraverso l’espressione astratta, la forma pura e metafisica, capace di restituire e comunicare grazie all’armonia di linee e colore, “l’essenza profonda” delle cose e la loro condizione spirituale.
Luigi Pericle – Matri Dei d.d.d., China su carta, 1962, 42 x 60 cm
Viene introdotto ad Hans Hess, museologo e curatore alla York Art Gallery. Hess nel 1965 organizza una personale itinerante in alcuni musei britannici. Composta da 55 opere, l’esposizione avrà luogo da marzo e settembre tra York, Newcastle, Hull, Bristol, Cardiff e Leicester.
Pericle, dal canto suo, dopo una stagione di successi internazionali segnati da rapporti e collaborazioni con uomini di cultura, collezionisti del calibro dell’attrice Brigitte Helm e gallerie di punta, nel 1965 decise fermamente di rinunciare alla carriera per dedicarsi unicamente alla sua arte ed agli studi esoterici ritirandosi a vita privata. La tensione verso la clausura e l’astrazione dai beni materiali divengono tali da vendere la sua Ferrari tanto amata (in passato aveva addirittura posseduto quella di Roberto Rossellini ed Ingrid Bergman) e da abolire qualsiasi tipo di occasione mondana.
Pericle appartiene a quella categoria di autori – vengono alla mente i nomi di Hilma af Klint per la pittura (oggetto di ampie mostre retrospettive nei maggiori musei internazionali e di cui alcune opere sono state presentate nella Biennale del 2013), di Giacinto Scelsi per la musica, di Carlo Mollino per la fotografia e l’architettura, e di Fernando Pessoa per la letteratura – che preferirono lasciare che la loro opera parlasse solo dopo la loro morte, imprimendole comunque un’energia che avrebbe reso necessaria la loro riscoperta postuma.
Luigi Pericle – The March of Time X, Matri Dei d.d.d., 1963, Tecnica mista su tela, 51 x 65 cm
Casa San Tomaso, dopo la scomparsa di Luigi Pericle, morto senza eredi nel 2001, è rimasta chiusa per quindici anni. Tutto il suo passato glorioso, i segni lasciati prima da Nell Walden, sacerdotessa di un espressionismo lirico, e poi da Pericle, ricercatore mistico e veggente, sono stati dimenticati, sepolti per anni in una casa disabitata, inghiottita dai rovi. Essa ha ora rivelato intatto un immenso patrimonio sepolto di opere, fra dipinti su tela, masonite e chine, oltre a centinaia di documenti inediti, fra saggi, testi, lettere, bozzetti, quadri astrali, oroscopi e istruzioni per la lettura, scritti di ufologia, quaderni densi di citazioni e ideogrammi giapponesi, simboli arcani e ricette omeopatiche. Una summa del pensiero universale catalogata, a suo tempo, da Pericle con rigore monastico e rimasta cristallizzata intatta fino ad oggi.
Riemersa dall’oblio, la vicenda di Luigi Pericle è al centro di un recupero critico e filologico. L’ampio progetto di studio, restauro, conservazione, catalogazione e valorizzazione del suo patrimonio artistico e documentario è tutelato dall’Associazione senza scopo di lucro “Archivio Luigi Pericle” che si occupa di coordinare un gruppo di curatori, tecnici e specialisti dei vari settori di studio affrontati da Pericle.
Luigi Pericle e sua moglie Orsolina (chiamata Nini) nello studio dell’artista
L’Archivio Luigi Pericle sta promuovendo un calendario di appuntamenti museali e conferenze per la valorizzazione dell’artista in ambito internazionale che mira a presentare al pubblico l’opera inedita di Luigi Pericle.
“Luigi Pericle (1916-2001)_Beyond the visible” presso lo Spazio Scarpa della Fondazione Querini Stampalia di Venezia sarà la prima retrospettiva dell’artista italo-svizzero in Italia, promossa nell’ambito della Biennale di Venezia.
La mostra aprirà al pubblico sabato 11 maggio e si svolgerà sino al 24 novembre 2019. L’antologica affonda nelle pieghe dell’indagine espressiva di Luigi Pericle, nella sua riflessione sul linguaggio del segno e della pittura.
Già confermata una personale al MASI di Lugano. Secondo il Direttore Tobia Bezzola infatti Luigi Pericle “È un artista che merita di trovare un suo posto, e lo troverà, nella storia della pittura nazionale ed internazionale del dopoguerra”.
Il côté intellettuale, gli studi eclettici, la vocazione mistica, rappresentano fonti di ispirazione straordinarie per un immaginario che si nutre di numerosi riferimenti culturali. I nuovi studi in corso sull’opera di Pericle mirano a dimostrare quanto la pittura e il disegno fossero per lui l’esito, la manifestazione in forme visibili di mondi interiori.
Luigi Pericle – Zen, Matri Dei d.d.d., 1974, Tecnica mista su masonite, 65 x 51 cm
Luigi Pericle – Matri Dei d.d.d., 1978, Tecnica mista su masonite, 42 x 30 cm
– via: Art Vibes submission – images courtesy of: Archivio Luigi Pericle, (Andrea & Greta Biasca-Caroni).
– website: luigipericle.com
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