Liam Gillick - In piedi in cima a un edificio: Film 2008-2019
Redazione Art-Vibes | On 31, Ago 2019
Napoli, museo Madre: un allestimento site-specific ad hoc per raccontare la produzione video-filmica di Liam Gillick.
di Redazione Art Vibes
Picture: Liam Gillick – Hamilton: A Film by Liam Gillick, 2014. 27:43 min, HD video H.264,. edizione di of 3 + 2 APs. Collezione Maja Hoffmann. Courtesy l’artista; Esther Schipper, Berlino.
La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee presenta la prima mostra retrospettiva dedicata esclusivamente ai film di Liam Gillick (Aylesbury, UK, 1964), uno dei più importanti artisti contemporanei a livello internazionale. In piedi in cima a un edificio: Film 2008-2019 / Standing on Top of a Building: Films 2008-2019, a cura di Alberto Salvadori e Andrea Viliani, per la prima volta approfondisce la produzione video-filmica di Gillick in un allestimento site-specific concepito dall’artista appositamente per la mostra al museo Madre.
A partire dai primi anni Novanta, Gillick ha prodotto opere che includono diversi media – l’installazione, la scultura, l’intervento testuale, il video, il suono e l’animazione digitale –, e che si sostanziano nella relazione con un’intensa produzione teorica e critica.
Al centro della pratica artistica di Gillick risiede un insieme complesso di temi di estrema attualità e tra loro profondamente correlati: la relazione con lo spazio, inteso non solo come fisico ma anche politico, sociale ed economico; la centralità del ruolo dello spettatore quale agente attivo e produttore di significato (l’artista ha contribuito, in questo senso, anche a delineare quelle che il critico e curatore Nicholas Bourriaud ha definito, negli anni Novanta, “estetiche relazionali”); il mondo della comunicazione e i rapporti di interdipendenza tra economia tardo-capitalista, arte e istituzioni.
Standing on Top of a Building: Films 2008-2019. video courtesy of: museo Madre
Fin dai suoi esordi, infatti, Gillick ha posto il confronto con lo spettatore al centro del suo lavoro di ricerca, attraverso la creazione di situazioni – sia formali che performative – in cui sono messi criticamente in discussione alcuni parametri legati alla fruizione dell’arte, al funzionamento delle istituzioni ad essa deputate, quali i musei, alla creazione e alla trasmissione del concetto di “valore”.
Dal 1995 Gillick ha prodotto una serie di sculture e installazioni che sono diventate tra le più sue opere più iconiche, una selezione delle quali chiude il percorso di mostra. Basate su semplici strutture modulari in metallo e plexiglas derivate dall’architettura di rinnovamento, sviluppo e branding, opere come le sue Discussion Platforms nascono dalla riflessione sui nuovi spazi urbani e sui processi lavorativi tipici del neo-liberismo.
I controsoffitti dai colori vivaci e gli schermi fissi rimandano direttamente alla storia del Minimalismo e all’uso di forme pure, materiali e procedure mutuate principal- mente dal lavoro dell’artista americano Donald Judd. Tuttavia, il lavoro di Gillick ha incluso un nuovo approccio relazionale con il pubblico. Le opere diventano lo sfondo per un’azione non diretta, perdono la loro autonomia: dispositivi d’inquadramento che suggeriscono luoghi di ritrovo e di socialità, riflettono la nuova fluidità delle interazioni, volontarie e forzate, emerse a partire dagli anni Novanta.
Liam Gillick – 1848!!! (Film), 2010. 38:12 min, HD video H.264, edizione di 3 + 2 APs. Collezione FRAC Nord-Pas de Calais Courtesy l’artista; Esther Schipper, Berlino
Queste opere rivelano come la tradizione del Minimalismo sia stata neutralizzata e inglobata dall’industria dell’intrattenimento e dalla corporate culture contemporanea. Una simile sintesi tra riferimenti interni alla storia dell’arte e un discorso di natura analitica sul presente è al centro anche delle opere e delle installazioni realizzate dall’artista nel decennio successivo, in cui colori brillanti e strutture modulari sono spesso utilizzati per modificare lo spazio-tempo dell’incontro con il visitatore. In questi interventi, che assottigliano ambiguamente la distinzione tra scultura, installazione, intervento architettonico e design, l’artista include molteplici riferimenti anche alla storia dell’astrazione geo- metrica (dal Bauhaus fino all’Arte Cinetica), esplorando le intersezioni tra le ambizioni utopiche e sociali di questi movimenti e le loro successive articolazioni nel mondo della comunicazione, dell’arredamento civico e urbano e della corporate identity contemporanea.
La mostra al Madre presenta, per la prima volta insieme, i più importanti video e film di Gillick realizzati dal 2008 in poi, in un allestimento da lui stesso concepito per integrare le opere – proiettate o su monitor – nell’architettura del museo. Per la prima volta il pubblico può così approfondire la componente più intima della ricerca dell’artista, costituita da opere video-filmiche che spesso nascono all’interno dell’ambiente domestico, nella casa-studio di Gillick a New York, dove le sue idee fluiscono e prendono forma.
Liam Gillick – Margin Time 2: The Heavenly Lagoon 2013. 23: 32 min, HD video H.264. edizione di 3 + 2 APs. Courtesy l’artista; Casey Kaplan, New York
Rispetto alle opere scultoree o installative, video e film appaiono, in tal senso, come un’ulteriore elaborazione ed estensione della ricerca di Gillick sul valore dell’interpretazione quale compito infinito, che non può mai dirsi esaurito. Nell’opera dell’artista la pura interpretazione diviene strumento di costruzione narrativa e il linguaggio diventa quanto di più decisivo vi sia nell’ermeneutica contemporanea.
Gillick elegge la sua opera filmica a paradigma dell’intuizione, intesa come rappresentazione critica in cui il soggetto è contestualizzato e analizzato, anche in sua assenza. I veri protagonisti di queste opere sono infatti spesso altrove, o fuori scena, occupando la stessa posizione dello spettatore. Gillick richiama così, nei suoi vi- deo-film, una delle opere fondamentali della storia dell’arte moderna, Las Meninas (1656) di Diego Velázquez.
Il pittore spagnolo, in questo suo quadro, mostra se stesso mentre guarda l’osservatore, si rappresenta nell’atto di rappresentare, a sua volta, i suoi veri modelli fuori scena, il Re e la Regina di Spagna, visibili nel quadro solo indirettamente, attraverso un tenue riflesso su uno specchio in fondo alla stanza. Analogamente Gillick è sempre presente, come soggetto-oggetto di ogni suo film. Anche se non lo vediamo, l’artista siede al tavolo di lavoro all’interno della sua casa-studio, mentre osserva ed esplora il mondo intorno a sé. Nel percorso di mostra al Madre, ogni sala è contrassegnata da interventi differenti ma fra loro rispondenti (manifesti, pitture e scritte murali, scansione temporizzata delle colonne sonore rispetto alle immagini), che delineano un percorso conoscitivo ancor prima che di visita.
Liam Gillick – Margin Time 2: The Heavenly Lagoon, 2013. 23:32 min, HD video H.264. edizione di 3 + 2 APs. Courtesy l’artista; Casey Kaplan, New York
Liam Gillick – Heckle, 2014. 09:10 min, HD video H.264, edizione di 3 + 2 APs. Courtesy l’artista; Eva Presenhuber, Zurigo
Liam Gillick – Everything Good Goes. Liam Gillick, In piedi in cima a un edificio: Film 2008-2019 / Standing on Top of a Building: Films 2008-2019, 2008, 14:48 min, Red Digital Video convertito in H.264 edizione di 3 + 2 APs. Collezione TBA21, Vienna, Courtesy l’artista
– via: Art Vibes submission – images courtesy of: Museo Madre– Courtesy: l’artista
– Exhibition info: Liam Gillick – In piedi in cima a un edificio: Film 2008-2019, a cura di Alberto Salvadori e Andrea Viliani.
– When: 22 giugno – 14 ottobre 2019.
– Where: museo Madre, Via Settembrini 79, 80139 Napoli, Italia.
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