L'Atlas - Oltre il velo del "reale"
Annalisa Grassano | On 21, Nov 2017
Intervista all’artista parigino in occasione della sua ultima mostra a Milano.
di Annalisa Grassano
L’Atlas, classe 1978 è tra i più interessanti street artist del momento. L’artista parigino ibrida lo studio sulle lettere con l’arte ottica dando così vita ad un linguaggio estremamente personale, unico ed allo stesso tempo universale, un codice visivo che permette allo spettatore di viaggiare oltre il velo del “reale”.
In occasione di CRYPTOGRAMS, sua ultima mostra alla Galleria Wunderkammern di Milano, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo ed ecco cosa ci ha raccontato.
Intervista a L’Atlas
Hai iniziato il tuo percorso artistico dipingendo nelle strade di Parigi, negli anni novanta. Tante cose sono cambiate , se incontrassi quel ragazzo che eri allora cosa gli diresti?
Sì, molte cose sono cambiate negli ultimi 30 anni, il mondo intero è profondamente cambiato.
Cambiato ma allo stesso tempo sempre lo stesso, pensandoci meglio probabilmente è solo la nostra visione del mondo ad essere cambiata.
Io non mi sento diverso in fondo, mi sento sempre lo stesso, come allora cerco di realizzare i miei sogni e ovviamente il “sogno del mondo”.
E se incrociassi il me bambino per strada penso che gli direi: “Cammina, nessuno si è mai perso lungo una linea retta!”.
Quando e come nasce la passione per la calligrafia?
Il mio interesse per la calligrafia è stato consequenziale alla mia passione per i graffiti. Sono affascinato dal gesto puro, quello che non può essere ritoccato, un gesto che può essere inteso come il respiro dell’uomo cristallizzato dall’inchiostro.
Questo è ciò che mi ha portato a viaggiare in Marocco, Egitto, Siria, Cina, Giappone per incontrare diversi calligrafi e scoprire questo vasto universo.
Dopo un lungo percorso di studio e ricerca ho mescolato questo apprendimento classico con la tipografia latina e con strumenti più moderni, usando la grafica contemporanea.
L’Atlas – Flash Memories n. 1, 2017, detail Black Light
L’Atlas – Crossfade n. 2 (detail), 2017
In un mondo sempre più digitale e tecnologico, l’abitudine alla scrittura sta scomparendo a favore del ticchettio sulle tastiere. Da studioso e amante della calligrafia cosa diresti ad un giovane che per scrivere predilige i device tecnologici?
Non ho nulla contro l’utilizzo di mezzi digitali per creare, al contrario, io stesso li uso moltissimo.
Tuttavia continuo anche a disegnare su carta e a realizzare le mie tele a mano.
Ritengo che sia possibile e importante trovare una via di mezzo tra i due, che ci permetta di non perdere la nostra tradizione a discapito della sola modernità.
Inoltre ciò che ritengo davvero importante è che lo strumento non diventi fine a se stesso.
A volte cambio il mio lavoro sulla tela all’ultimo momento, perché sono influenzato dal processo di creazione del dipinto stesso e non dall’idea iniziale che avevo dell’opera.
Hai studiato differenti alfabeti e hai cercato di metterli insieme in quello che sembra voler essere la ricerca di un alfabeto universale, c’è modo attraverso l’arte di creare un contatto tra l’uomo e l’universale?
Sì, ho avuto questa ingenua idea di creare un alfabeto “Atlas” che potesse essere compreso da chiunque sulla Terra.
Ma ho poi compreso che al di là dell’alfabeto, o della scrittura, l’arte è il vero ponte tra l’universale e gli uomini.
Inoltre, parte del mio lavoro deve essere percepito come Mandala, cioè come oggetti di meditazione che inducono ad una riflessione su di sé.
Infatti a tal proposito trovo che alcuni tuoi lavori siano ipnotici, quasi meditativi, questo fa pensare che vi sia una forte componente spirituale in quello che fai, è così?
Dopo la calligrafia mi sono concentrato sull’idea di mescolare la scrittura con l’arte ottica. L’arte ottica risveglia la mente attraverso gli occhi, stimola le sinapsi e consente l’accesso a strati di coscienza che solo la meditazione è in grado di risvegliare.
L’Atlas – Centre Pompidou, Paris (2008)
Atlante era un titano obbligato da Zeus sorreggere il peso della volta celeste, nei panni di L’Atlas l’arte è la tua volta celeste?
Forse si! In realtà sono molto attratto dalla mitologia, mi sono ispirato a quest’ultima anche nel mio progetto “Tele vaganti“, che è composto da 7 dipinti come le 7 figlie di Atlante nella mitologia greca.
Mi piace essere ispirato da ciò che è antico e trascriverlo in una chiave contemporanea.
Dai geroglifici ai flussi di dati contemporanei la crittografia è una tecnica da sempre utilizzata per nascondere messaggi. E tu che messaggio nascondi?
Il messaggio è semplice: se non hai nulla, accontentati sempre di aspirare a qualcosa; perché un desiderio ardente, anche se non sfocia in un’azione concreta, è di per sé assoluto.
Tutto il resto è silenzio.
Ringraziamo L’Atlas per il tempo e la disponibilità.
L’Atlas – Silver Lines, spray paint on canvas, 2017
L’Atlas – Black Reflects n.4, spray paint on canvas, 2017
L’Atlas – Black Tiki, spray paint on canvas, 2017
– photo courtesy of: Wunderkammern
– Exhibition info: L’Atlas – CRYPTOGRAMS, a cura di Giuseppe Pizzuto, testo critico di Davide Francioli.
– When: 23 novembre – 21 dicembre 2017. Vernissage: 23 novembre, 18.30 – 21.30.
– Where: Wunderkammern, via Ausonio 1A, Milano.
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