Il paradiso di Cuno Amiet
Redazione Art-Vibes | On 06, Nov 2017
Da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse: il Museo d’arte Mendrisio omaggia l’arte del Maestro svizzero.
di Redazione Art Vibes
Picture: Cuno Amiet – 1912.16 Nudo femminile sdraiato con fiori (Liegender Frauenakt mit Blumen) 1912, olio su tela, 100 x 160.5 cm. Kunstmuseum Bern, Legat Eduard Gerber, Bern. © M. + D. Thalmann, Herzogenbuchsee. Crediti fotografici: Kunstmuseum Bern.
Cuno Amiet (Soletta, 1868; Oschwand, 1961) è, nella scia di Ferdinand Hodler, tra le personalità più rappresentative dell’arte svizzera della prima metà del Novecento.
Se Hodler impersona l’identità artistica svizzera dello scorso secolo in area germanofona, Amiet può essere indicato come la figura di riferimento in area francofona. Amiet e Hodler erano colleghi in stretto rapporto, per un certo periodo di tempo anche amici, e molto sensibili l’uno verso l’altro in termini artistici, con l’esempio trainante del più anziano tra i due, vale a dire il pittore svizzero-tedesco. Ricordiamo, ad esempio, che ai loro forti legami artistici, e vicendevoli prestiti, è stata dedicata un’intera, bella mostra al Kunstmuseum di Soletta nel 2011-12 (Ferdinand Hodler und Cuno Amiet. Eine Künstlerfreundschaft zwischen Jugendstil und Moderne).
Se da una parte, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento Hodler è portatore con il suo simbolismo di una secolare tradizione tedesca, Amiet può essere annoverato quale maggiore esponente svizzero di una tradizione francese impressionista e postimpressionista. Per un verso o per l’altro, entrambi sono da considerare i padri della pittura moderna svizzera.
Partito giovanissimo in compagnia di Giovanni Giacometti alla volta di Parigi e poi della Bretagna, dove vive l’esperienza Nabis a Pont-Aven sulle tracce di Gauguin, Amiet si farà conoscere per le sue straordinarie qualità di colorista.
Per un ventennio, nel corso dei primi due decenni del Novecento, la sua opera rappresenta la punta di diamante dell’avanguardia artistica svizzera. Non solo Amiet si ritrova nel cuore delle nuove tendenze francesi, tra simbolisti e neoimpressionisti, ma pochi anni dopo anche tra i fondatori, con Kirchner, Heckel e alcuni altri del gruppo Die Brücke, all’origine dell’espressionismo tedesco. Nei primi due decenni il suo lavoro si contraddistingue per la continua sperimentazione, le innovative scelte compositive e soprattutto cromatiche.
Cuno Amiet – 1893.11 Ragazzo bretone (Bretonischer Knabe) 1893, olio su tela, 65 x 80 cm. Kunsthaus Zürich, Vereinigung Zürcher Kunstfreunde © M. + D. Thalmann, Herzogenbuchsee
Amiet è anche noto per i suoi soggetti, i suoi paesaggi, le sue figure, le sue nature morte, sempre improntati a un forte senso di armonia e serenità.
Influenzato dalla forte spiritualità gauguiniana e Nabis, in una sorta di sacra unione uomo e natura e in parallelo all’esperienza francese dei Fauves vissuta all’insegna della ben nota joie de vivre, Amiet sviluppa nel tempo, senza mai venirne meno, un proprio codice di valori positivi, incentrato sul sentimento di pienezza e di felicità che si gode in un’esistenza trascorsa in armonia con il mondo esterno, pienamente appagata dalla bellezza della natura, dalle sue innumerevoli manifestazioni di luci e colori.
Per gran parte della sua vita Amiet dipinge nella campagna bernese, a Oschwand, in un ambiente di intatta bellezza agreste. Figure, paesaggi, gli stessi interni e le nature morte, riportano sempre alla mente, attraverso colori, luci e tagli compositivi, un’impressione di Arcadia, di paradiso terrestre, che viene scandito dai rapporti umani, dal lavoro nei campi, dall’amore verso il prossimo e la famiglia, dall’immergersi dell’uomo nella natura. È un sentimento di fondo basilare nell’opera di Amiet, coerente e riscontrabile lungo tutto il suo percorso.
La rassegna del Museo d’arte di Mendrisio, la prima in Ticino e in area italiana, composta da circa settanta dipinti e una sessantina di opere su carta, ricostruisce il lungo e ricchissimo percorso pittorico di Amiet.
Capolavori provenienti dalla Fondazione Amiet di Oschwand e da svariati tra i maggiori istituti museali della Svizzera: primo fra tutti il Kunstmuseum di Soletta, il quale vanta nelle sue collezioni alcuni tra i più significativi dipinti del pittore, seguito dal Kirchner Museum di Davos, il Kunstmuseum di Berna, il Kunsthaus di Zurigo, il Musée d’art et d’histoire di Friborgo, la Collection Pictet di Ginevra, l’Aargauer Kunsthaus, il Kunstmuseum di Olten, tra gli altri.
Cuno Amiet – 1901.01 Autoritratto con mela (Selbstbildnis mit Apfel) 1902-1903, olio su tela, 64.5 x 54 cm. Collezione privata (in deposito al Kunstmuseum Solothurn) © M. + D. Thalmann, Herzogenbuchsee. Crediti fotografici: SIK-ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)
Cuno Amiet – 1890.07 Giovanni Giacometti legge alla finestra – Parigi (Giovanni Giacometti am Fenster lesend – Paris). 1890, olio su tela, 41 x 32.5 cm. Collezione privata. © M. + D. Thalmann, Herzogenbuchsee. Crediti fotografici: SIK-ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)
via: Art Vibes submission – images via: Studio Lucia Crespi
– Exhibition info: Il paradiso di Cuno Amiet
– When: 22 ottobre 2017 – 28 gennaio 2018.
– Where: Museo d’arte Mendrisio, Piazzetta dei Serviti 1, CH – 6850 Mendrisio
– website: museo.mendrisio.ch
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