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Franca Ghitti: Altri Alfabeti, Sculture, installazioni e opere su carta

Franca Ghitti: Altri Alfabeti, Sculture, installazioni e opere su carta

| On 07, Gen 2019

Un linguaggio universale essenziale e concreto che narra il forte legame tra l’uomo e il suo territorio.

di Redazione Art Vibes


Picture: Franca Ghitti – Bosco, primi anni Ottanta, installazione, legni, rete metallica, tondo con coppelle di siviera e polvere di ferro, dimensioni variabili. photo credit: Fabio Cattabiani.


Il composito universo creativo della scultrice Franca Ghitti torna in mostra presso le prestigiose Gallerie d’Italia, museo di Intesa Sanpaolo a Milano, dal 15 gennaio al 17 febbraio 2019 con una personale a lei dedicata.

La mostra propone all’interno della Stanza 16 delle Gallerie milanesi un percorso a cura di Cecilia De Carli tutto dedicato all’articolato linguaggio di una delle scultrici più rinomate a livello internazionale, le cui opere arricchiscono importanti collezioni pubbliche e private. Accanto alle recenti acquisizioni di Vicinia. La tavola degli antenati n.1 (1976) e di un Tondo (1980), possiamo ammirare lavori dalle serie Meridiane e Pagine chiodate, oltre alla Vicinia di Erbanno (1965) e all’imponente installazione Bosco.

 

Franca Ghitti con la Meridiana, anni Novanta, installazione, scarti di ferro e polvere di ferro, diametro cm 200 ca. photo credit: Fabio Cattabiani
Franca Ghitti con la Meridiana, anni Novanta, installazione, scarti di ferro e polvere di ferro, diametro cm 200 ca. photo credit: Fabio Cattabiani

Le opere esposte guidano l’osservatore in un itinerario che include creazioni della Ghitti di diverso periodo, dagli anni Sessanta ai Duemila, raccolte sotto l’emblematico titolo “Altri Alfabeti”, con cui l’artista ha voluto indicare un nuovo ciclo di opere, pagine di carte e chiodi, realizzato a partire dall’inizio del nuovo millennio e diventato poi rappresentativo dell’intera sua produzione.

E così come da lei stessa scritto: «Con Altri Alfabeti mi riferisco a quell’inventario di segni, tacche, nodi, coppelle che ho voluto portare nella mia scultura, consapevole che essi rappresentano una sorta di lingua specifica quasi alternativa all’alfabeto usata da segantini, fabbri, carpentieri, fucinieri, mugnai, pastori e contadini. Lingua perciò atta a delimitare una civiltà non metropolitana, marginale e insieme a indicare una fascia di corrispondenze intercontinentali».

Questi “alfabeti perduti” – per citare uno dei cicli della scultrice – creano quindi un linguaggio universale, che prende spunto da incisioni rupestri, simboli primitivi, oggetti provenienti da un mondo artigiano fatto di legno e ferro; assi lignee, avanzi di segheria, antiche fucine, chiodi, polveri di fusione, scarti di lavorazione delle industrie metallurgiche vanno a comporre le opere di Franca Ghitti, che narrano del forte legame tra l’uomo e il suo territorio, e tra l’artista e la sua terra d’origine, la Valle Camonica, ma non solo.

Vi si leggono, infatti, anche le esperienze maturate durante gli anni della formazione a Brera, poi Parigi e Salisburgo, fino all’Africa centro-orientale, dove prende forma la consapevolezza della scultura «come progetto che ricompagina materie, energie e forze vitali», come si legge nel suo Quaderno di lavoro.

 

Franca Ghitti - Bosco, primi anni Ottanta, dettaglio, installazione, coppelle di siviera e polvere di ferro, dimensioni variabili. photo credit: Fabio Cattabiani
Franca Ghitti – Bosco, primi anni Ottanta, dettaglio, installazione, coppelle di siviera e polvere di ferro, dimensioni variabili. photo credit: Fabio Cattabiani

Dalle leggende ai dialetti, dagli utensili ai diversi aspetti del lavoro artigianale: tutto questo confluisce nel lavoro della Ghitti e testimonia una civiltà descrivendola con parole “altre” da quelle contenute nei libri. La scultura include quindi un “archivio del territorio”, il linguaggio attraverso cui restituire la memoria di una comunità raccontata da tutti questi materiali di scarto e di recupero, che ricordano progetti di lavorazione e sono tracce di una creazione che si è rinnovata per secoli attraverso quelli che l’artista vede come gesti ripetuti.

Una comunità rappresentata nel suo quotidiano dalle Vicinie (fine anni Sessanta e anni Settanta), sagome appena sbozzate solitarie o a gruppi, sospese tra concretezza e apparizione, strette in reticolati di legno accanto a qualche piccolo oggetto o frammento di materia: un popolo che si stringe attorno ai suoi Lari e Penati e alle madie che custodiscono le poche cose preziose per i rispettivi proprietari.

E da un ritmo di stratificazione di impronte, tacche, segni e coppelle di siviera nascono lavori come il Bosco (grandi installazioni realizzate sia in legno che in ferro, anni ’80-’90), che restituisce l’idea del confine tracciato con tagli sugli alberi oppure della metodica, geometrica e calcolata lavorazione del legno, come avveniva nella segheria di famiglia.

 

Franca Ghitti - Libri chiodati e Valigia, 2008, installazione, carta colorata, cartone colorato, chiodi, corda, dimensioni variabili. photo credit: Fabio Cattabiani
Franca Ghitti – Libri chiodati e Valigia, 2008, installazione, carta colorata, cartone colorato, chiodi, corda, dimensioni variabili. photo credit: Fabio Cattabiani

Dagli sfridi del ferro prendono forma le Meridiane (anni Ottanta), le quali, posate a terra, definiscono uno spazio concentrico che rimanda alla fucina e rappresentano l’idea dello scorrere del tempo scandito dalla routine del lavoro, che segue il susseguirsi dei giorni e il variare delle stagioni. Da fogli trafitti da una lunga sequenza di chiodi si generano, invece, le Pagine chiodate (1990-2012), i Libri chiodati (2007-2012) e Valigia di cartone, corda e chiodi (2007), che non sono più solo punteggiatura, ma una ferita da cui restare segnati.

Del passato rimane quindi la traccia presente, che permane nel tempo e testimonia il processo del “fare” manuale. Il tutto in Franca Ghitti viene narrato con un linguaggio essenziale e concreto, legato a linee e forme geometriche, in cui si crea un disegno di mappe, una collezione di segni. Quelli della Ghitti sono dunque non solo “altri alfabeti”, ma anche “nuovi alfabeti”, che nel suo lavoro si ergono a documentazione, informazione, archiviazione di un territorio che l’artista ci restituisce in un linguaggio insieme archetipico e modernissimo.

 

Franca Ghitti - Vicinia. La tavola degli antenati n. 1, 1976, legno, cm 108x160x6. photo credit: Fabio Cattabiani
Franca Ghitti – Vicinia. La tavola degli antenati n. 1, 1976, legno, cm 108x160x6. photo credit: Fabio Cattabiani

Franca Ghitti - Pagine chiodate, Altri Alfabeti, 1990-1995, chiodi su carta trattata e colorata, cm 70x50. photo credit: Fabio Cattabiani.
Franca Ghitti – Pagine chiodate, Altri Alfabeti, 1990-1995, chiodi su carta trattata e colorata, cm 70×50. photo credit: Fabio Cattabiani.

– via: Art Vibes submission – photo credits: ©Fabio Cattabiani


Exhibition info: Franca Ghitti: Altri Alfabeti. Sculture, installazioni e opere su carta, a cura di Cecilia De Carli.

When: 15 gennaio – 17 febbraio 2019. Inaugurazione martedì 15 gennaio, ore 18.
Where: Gallerie d’Italia, Piazza della Scala 6, Milano.


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