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Carlos Quintana - El mundo de la verdad

Carlos Quintana – El mundo de la verdad

| On 20, Mag 2019

Conoscere se stessi per evitare l’abbandono, ricercare la verità per scandagliare la propria intimità. La “pittura di crisi” di Carlos Quintana in mostra a Roma.

di Redazione Art Vibes


Picture: Carlos Quintana, Riflessione (detail), 2018. cm 182×150, olio su tela.


Si inaugura sabato 25 maggio alle ore 17 presso il Palazzo della Cancelleria di Roma la mostra dell’artista cubano Carlos Quintana dal titolo “El mundo de la verdad” ( “Il mondo della verità” ) a cura di Eriberto Bettini, con il patrocinio del Pontificium Consilium de Cultura e dell’Ambasciata della Repubblica di Cuba presso la Santa Sede.

Attraverso una ventina di opere anche di grandi dimensioni, realizzate negli ultimi due anni, si entra nel clima di un autore che ha scelto la via di una pittura “interrogativa”, dove ciò che appare è un’immagine di ricercata e talora criptica descrizione. Egli ci invita a indagare quel mondo interiore mascherato da alcune insistite espressioni facciali prive di emozioni che emergono da tele implicitamente, volutamente incompiute talora anche dal punto di vista formale.

Il suo gesto, che esibisce interessanti agganci alle culture e alle filosofie orientali, non dimentica certi rimandi all’espressionismo tedesco e a quel surrealismo di matrice tribale che appartiene alla memoria della sua terra. La “verità” va quindi ricercata e conquistata all’interno degli effigiati e specularmente all’interno di noi stessi.
La rassegna, che si concluderà il 16 giugno, è accompagnata da una pubblicazione introdotta da un testo critico di Luciano Caprile.

 

Testo critico di Luciano Caprile

La nostra società si nutre di apparenza, di superficialità, di comportamenti suggeriti o codificati dalle mode, dai media. La complessità esistenziale viene celata dietro la maschera delle convenienze o delle consuetudini. Carlos Quintana evidenzia questa situazione attivando una pittura di crisi: i suoi personaggi manifestano atteggiamenti formali che lasciano intuire una diversa realtà. Non a caso “il mondo della verità” che dà il titolo all’attuale mostra è il suo tipico territorio da indagare attraverso certi messaggi anche criptici inseriti nel racconto.

Infatti gli interpreti di queste opere esibiscono un intimo travaglio da distillare e da perpetuare nella loro collocazione in uno spazio che, a sua volta, riflette lo stato d’animo di chi lo occupa e lo modifica. Eppure si respira sovente con lui un clima di calma apparente, di compostezza formale e di modulata spiritualità dove emerge la sua attenzione per le culture e le filosofie orientali.

Ma sono certi particolari, certe citazioni, certe sottolineature post-espressioniste e certe memorie legate a un surrealismo di natura tribale insito nella sua terra a suggerire un diverso percorso d’indagine e di conoscenza. Quest’ultimo aggancio lo si può riscontrare nel subdolo “Coniglio giallo” dal corpo umano che distribuisce e mescola le carte per un gioco di prestigio di roteante abbaglio contro il nero pecioso che l’evidenzia e l’accoglie. Invece un rimando alle sacre rappresentazioni ci proviene da “Tre azzurri” dove la donna al centro accoglie in grembo il frutto di una ideale “deposizione”.

 

Carlos Quintana, Tre ombrelli, 2018. Olio su tela, 150x182
Carlos Quintana, Tre ombrelli, 2018. Olio su tela, 150×182

E qui i riferimenti alla Storia dell’Arte dei secoli passati si moltiplicano da Michelangelo in avanti perché Quintana custodisce e recupera la memoria e la percezione di una cultura che egli ha coltivato nei suoi soggiorni europei con una predilezione per la Spagna. Ma in “Tre azzurri” si celebra anche un dramma del nostro tempo che pretende quotidiani sacrifici di vite innocenti da consegnare a un destino che consuma e vanifica ogni sentimento di pietà. Invece in “Tre ombrelli” l’apparente e composta quiete dei personaggi, immersi in un solatio paesaggio che sembra dissolversi all’estremo orizzonte, è turbata dalla presenza di due teste sospese nell’aria.

Il contrasto appare in tutta la sua evidenza e mette in crisi l’osservatore che cerca nella muta presenza dei decapitati quel significato nascosto che vanifica o riduce a subdolo corollario la scena caratterizzata dalla muta impassibilità degli interpreti. Oppure egli inquina la scena sottolineando l’intimo smarrimento decretato dal roseo clima che l’avvolge e la sigilla.

D’altronde le teste, col loro preoccupante corredo di misteri, sono talora accolte in vasi o entrano nel discorso compositivo come sottolineatura, come presenza ossessiva e come memoria di quella verità da recuperare nel contesto di una rappresentazione dall’ingannevole sapore di contorno e di conforto. Conquistano in effetti l’inquisitorio centro dell’attenzione, sono l’elemento che vanifica quell’idea di travestimento che accompagna alcuni nostri comportamenti.

Le teste dichiarano, con la loro impassibile presenza, quello che non vorremmo mai vedere e mai conoscere: con tale spirito critico entrano nell’affollato dipinto intitolato “Famiglia in agosto”. In tal caso l’accumulo e la sovrapposizione dei personaggi, che indirizzano frontalmente il loro sguardo severo al di là del quadro, trovano un completamento o uno svelamento narrativo in questi volti annegati nelle vesti o nei corpi e nel giallo di un fondale che di solito sembra non accogliere o preservare ma piuttosto enucleare i soggetti rappresentati.

Infine nel dittico “Naufragio di libri” le ricorrenti teste si ritrovano tra i flutti impietosi di un mare plumbeo privo di approdi in compagnia di galleggianti libri dalle sfogliate pagine bianche che non offrono concreti appigli di conoscenza ma solo motivi di ulteriore, estremo smarrimento.

 

Carlos Quintana, TOCCANDO UNA NUVOLA, 2018. Olio su tela, 150x182 cm
Carlos Quintana, TOCCANDO UNA NUVOLA, 2018. Olio su tela, 150×182 cm

Quintana semina pertanto occasioni contemplative e sotto racconti di disturbo alla stregua di tracce, di indizi per conquistare il non agevole e inquietante approdo alla verità. Così si può pervenire all’aspra conoscenza del mondo e di sé stessi: per ottenere ciò occorre specchiarsi in queste emblematiche figure. Altrimenti si corre il rischio dell’estremo abbandono, del sorridente, malinconico destino che la candida interprete di “Scenario” affronta nel buio incommensurabile che la risucchia e la consuma.

Oppure si va incontro al poetico inganno della bambina che in “Toccando una nuvola” cerca di intingere il dito nel personale, effimero sogno. E qui occorre un’ulteriore riflessione sui colori, sulle tonalità e sugli ambienti che ospitano i suoi racconti: non sono mai scenari di conforto e di contorno ma piuttosto manifestano un contrasto cromatico che sottolinea il momento critico della rappresentazione.

Quintana non cerca il piacere estetico né il compiacimento del gesto; un simile comportamento si ritrova anche in certe sospensioni narrative o in certe sovrapposizioni d’immagine che intendono rimarcare l’essenza e l’importanza di una parziale cancellazione. E Quintana stesso come è o come si propone in realtà?

L’attuale rassegna propone un’opera emblematica che, in apparenza, sembra uscire dalla logica degli esempi appena citati. Si intitola “Globi elettrici” ed esprime un turbine di variegate e roteanti sfere che affollano e attraversano la tela. “Sono io nel mio intimo”, confessa l’artista che in tal modo giustifica il travaglio creativo che determina l’urgenza di riversare sulla tela la verità. La verità del suo complesso mondo che, una volta acquisito e assorbito, diventa inesorabilmente il nostro.

 

Carlos Quintana, Riflessione, 2018. cm 182x150, olio su tela.
Carlos Quintana, Riflessione, 2018. cm 182×150, olio su tela.

– via: Art Vibes submission – images credits & courtesy of: Bettini gallery


Exhibition info: Carlos Quintana, El mundo de la verdad, a cura di Eriberto Bettini; testo critico di Luciano Caprile.

When: 26 maggio – 16 giugno 2019. Inaugurazione: sabato 25 maggio ore 17.00 su invito, Sala del Vasari.
Where: Palazzo della Cancelleria, Piazza della Cancelleria 1, Roma.


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