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Arshile Gorky: 1904 - 1948

Arshile Gorky: 1904 – 1948

| On 12, Giu 2019

Un mix di energia, empatia, subconscio e immaginario astratto: a Venezia la prima retrospettiva italiana sull’arte di Arshile Gorky.

di Redazione Art Vibes


Picture: ARSHILE GORKY – Untitled, 1945-1946. Ink and oil on paper, cm 48,3 x 61. Private collection.


Sin dal suo interrogarsi, negli anni ’20, sui maestri moderni fino ai suoi ultimi dipinti degli anni ‘40, nell’opera di Arshile Gorky è sempre presente una particolare visione che lo contraddistingue come una delle figure cardine dell’arte americana del XX secolo, a fianco di Willem de Kooning, Jackson Pollock e Mark Rothko.

La Fondazione Musei Civici di Venezia presenta la prima ampia retrospettiva mai realizzata in Italia sull’artista americano. Intitolata ”Arshile Gorky: 1904 – 1948” e allestita a Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna, la mostra riunisce oltre 80 opere e consente di esplorare l’opera di Gorky in tutta la sua portata.

Visitabile dal 9 maggio al 22 settembre 2019, è curata da Gabriella Belli, storica dell’arte e direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia e da Edith Devaney, curatrice alla Royal Academy of Arts di Londra, dove recentemente ha curato la mostra “Abstract Expressionism”.

 

Installation views - Arshile Gorky: 1904 - 1948, Ca' Pesaro Galleria Internazionale d'Arte Moderna. © 2019 The Arshile Gorky Foundation / Artists Rights Society (ARS), New York. Photo: Lorenzo Palmieri.
Installation views – Arshile Gorky: 1904 – 1948, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna. © 2019 The Arshile Gorky Foundation / Artists Rights Society (ARS), New York. Photo: Lorenzo Palmieri.

La retrospettiva veneziana viene realizzata in stretta collaborazione con The Arshile Gorky Foundation e con i membri della famiglia, pertanto consente di ammirare anche opere che sono state raramente esposte in pubblico. Il percorso di mostra conta inoltre su prestigiosi prestiti museali: National Gallery of Art di Washington; Tate Modern di Londra; Centre Pompidou di Parigi; Whitney Museum of American Art, New York; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, Albright-Knox Art Gallery di Buffalo; Calouste Gulbenkian Foundation, di Lisbona; Diocesi della Chiesa Armena Americana a New York.

Gabriella Belli afferma: “la straordinaria personalità di Gorky, per la prima volta in Italia con una mostra monografica, illuminerà zone ancora in ombra della storia dell’arte del nostro Paese, facendoci esplorare in profondità l’osmosi della pittura europea con quella americana, di cui Gorky fu senza dubbio uno dei più importanti innovatori”.

 

 

Le opere più importanti della carriera di Gorky – prosegue Edith Devaneysaranno riunite in una mostra che permetterà di riaffermare il valore della sua esperienza all’interno dello sviluppo e definizione dell’Arte Americana del XX secolo, evidenziando come la sua influenza prosegua tuttora”.

Circa un secolo fa il giovane Arshile Gorky – spiega Saskia Spender, Presidente di The Arshile Gorky Foundation – arrivò tanto vicino a Venezia quanto mai lo era stato di persona, quando la nave che lo avrebbe condotto in America fece scalo a Napoli. A dire il vero non fu mai lontano, almeno spiritual- mente, dall’arte di Pompei, Paolo Uccello e di De Chirico, tra i suoi predecessori preferiti.

Gli piaceva lavorare in maniera veloce come notoriamente faceva il Tintoretto perché, come disse una volta, “quando siamo in sintonia con il nostro tempo facciamo le cose con maggiore facilità”. Ci auguriamo – prosegue Spenderche questa mostra faccia apprezzare ai visitatori il valore della particolare posizione di Gorky e anche la sua energia prolifica, si aggiunga che per la prima volta in Italia si potrà vedere la sua opera con tale ampiezza. Gorky è stato un uomo che ha rifiutato confini ed etichette di ogni tipo, dal suo stesso nome sino alle categorie storiche dell’arte. La mostra di Venezia non potrà che confermare che una tale espressione individuale poteva emergere solo nella New York della metà del secolo”.

La mostra rivela l’evoluzione del caratteristico vocabolario artistico di Gorky, che derivava dall’impegno artistico e intellettuale con i movimenti europei, ancorché autonomo rispetto alle loro direttive. Gorky ha integrato i paesaggi di Paul Cézanne, la linea di Ingres, la composizione di Paolo Uccello, la logica di Picasso, persino le vivaci forme di Joan Miró.

Di fatto Gorky, assorbendo e reagendo al lavoro dei maestri del passato e degli artisti moderni, è stato in grado di sviluppare una propria visione e immaginazione. Lo si può dire una “una sensibilità europea” in un contesto americano. Il linguaggio visivo dell’artista scorre come un filo conduttore attraverso tutta la mostra fino ad arrivare ai suoi inimitabili capolavori.

 

ARSHILE GORKY - One year the Milkweed, 1944. Oil on canvas, cm 94,2 x 119,3 , National Gallery of Art, Washington D. C.
ARSHILE GORKY – One year the Milkweed, 1944. Oil on canvas, cm 94,2 x 119,3 , National Gallery of Art, Washington D. C.

La mostra prende inizio dalla prima ritrattistica dell’artista, a questo periodo infatti risalgono i molti incontri con gli artisti avant garde emergenti di New York, tra questi Stuart Davis, John Graham e David Smith, un ambiente creativo di cui lo stesso Gorky fu figura di spicco. Un’opera centrale è “Self- Portrait” (ca.1937), che fa riferimento ai ritratti neoclassici di Picasso degli anni ‘20. La ritrattistica di Gorky non era solo una modalità per esplorare il presente – ritratti di famiglia, amici stretti e dei suoi pari – ma anche un modo per rendere omaggio alla famiglia che aveva perso.

Gorky ha proseguito sintetizzando le problematiche e la struttura cubista con i contenuti e le tecniche surrealiste, in particolare isolando ed elaborando forme biomorfiche nei suoi paesaggi e nelle nature morte degli anni ‘30. La serie di disegni conosciuti come “Nighttime, Enigma and Nostalgia” rappresenta un momento cruciale nello sviluppo dell’astrazione dell’artista, il suo vocabolario risulta perfezionato da motivi scaturiti dal suo interrogarsi sul Cubismo e il Surrealismo. Il disegno ha svolto un ruolo fondamentale nella pratica di Gorky, formando le sue idee e precedendo quasi ogni dipinto. La creatività di Gorky viene approfondita in mostra attraverso l’esposizione di opere su carta che documentano tutto il corso della sua carriera.

Negli anni ‘40 Gorky entra in contatto con i surrealisti, tra cui André Breton, Wifredo Lam, Max Ernst e Roberto Matta. Queste nuove frequentazioni avrebbero contribuito allo sviluppo dell’automatismo e del subconscio nei suoi dipinti. Opere come “Apple Orchard” (ca.1943 – 1946) danno conto non solo della sua abilità e di una nuova linea precisa e fluida, ma anche di un mutato approccio.

Il lavoro di Gorky era stato ulteriormente rivitalizzato da una riconnessione con la natura, cementata nelle estati del 1942-1945 trascorse in Connecticut e alla Crooked Run Farm in Virginia. Questa periodo trascorso “en plein air” e non immerso nel suo studio o nei musei di New York, gli ha permesso di estrarre simboli e motivi universali fondati sull’osservazione. Gorky esaminò da vicino le forme botaniche e biologiche e tradusse le metafore visive che vedeva in natura in nuove forme metamorfiche, capaci di esprimere la sua psiche più intima.

L’ultimo capitolo di ”Arshile Gorky: 1904 – 1948” si concentra sugli ultimi capolavori come “The Liver is the Cock’s Comb”(1944), “One Year the Milkweed” (1944) e “Dark Green Painting” (1948 circa). In questi lavori, i simboli istintivi di Gorky si trasformano in un personale vocabolario di forme fantastiche ricorrenti che danno esito, ha osservato Clement Greenberg nel 1947 “ad alcuni dei migliori dipinti moderni mai realizzati da un americano”.

L’artista ha intriso queste opere evocative di ricordi d’infanzia, della sua profonda affinità con la natura e delle complessità e contraddizioni che sentiva nella sua stessa esistenza. Il lessico così particolare di Gorky – un mix di energia propria e di empatia, subconscio e immaginario astratto ne fanno un precursore dell’Espressionismo Astratto in America.

 

ARSHILE GORKY - Self-Portrait / Autoritratto ca. 1937, Oil on canvas, 141 x 86.4 cm. Private collection / Collezione privata. Photo: Constance Mensh for the Philadelphia Museum of Art.
ARSHILE GORKY – Self-Portrait / Autoritratto ca. 1937, Oil on canvas, 141 x 86.4 cm. Private collection / Collezione privata. Photo: Constance Mensh for the Philadelphia Museum of Art.

ARSHILE GORKY - The Liver is the Cockís Comb, 1944. Oil on canvas, 186.1 x 249.9 cm
Buffalo, New York, Collection Albright-Knox Art Gallery.
ARSHILE GORKY – The Liver is the Cockís Comb, 1944. Oil on canvas, 186.1 x 249.9 cm. Buffalo, New York, Collection Albright-Knox Art Gallery.

ARSHILE GORKY - The Limit, 1947, Oil on paper mounted on canvas, 128.9 x 157.5 cm . Arshile Gorky © 2018 The Arshile Gorky FoundationArtists Rights Society (ARS), New York
ARSHILE GORKY – The Limit, 1947, Oil on paper mounted on canvas, 128.9 x 157.5 cm. Arshile Gorky © 2018 The Arshile Gorky FoundationArtists Rights Society (ARS), New York

ARSHILE GORKY - Portrait of Master Bill / Ritratto di Master Bill ca. 1937. Oil on canvas, 132.4 x 101.9 cm, Private collection / Collezione privata.
ARSHILE GORKY – Portrait of Master Bill / Ritratto di Master Bill ca. 1937. Oil on canvas, 132.4 x 101.9 cm, Private collection / Collezione privata.

ARSHILE GORKY - Apple Orchard / Frutteto di mele ca. 1943-46. Pastel on paper, 106.7 x 132.1 cm, Collection/ Collezione Agnes Gund. Photo: Genevieve Hanson.
ARSHILE GORKY – Apple Orchard / Frutteto di mele ca. 1943-46. Pastel on paper, 106.7 x 132.1 cm, Collection/ Collezione Agnes Gund. Photo: Genevieve Hanson.

– via: Art Vibes submission – photo courtesy of: Fondazione Musei Civici


Exhibition info: Arshile Gorky: 1904 – 1948, acura di Gabriella Belli e Edith Devaney.

When: 09 maggio | 22 settembre 2019.
Where: Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Santa Croce 2076, Venezia.


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