Il Signor G - La follia di essere liberi
Annalisa Grassano | On 14, Giu 2014
Ancora oggi le sue parole segano le sbarre di quelle celle fatte di paura, di ignoranza, di illogiche dinamiche disumanizzanti.
di Annalisa Grassano
Il potere corrompe, imbruttisce, ti fagocita come un grosso mostro ingordo, eppure ci sono ancora tanti, troppi, che godono nello stare vicino alla pomposità di quelli che contano, o che per lo meno sono certi di contare.
Come se bastasse essere potenti per essere felici, bisognerebbe dirlo prima a questi individui, magari smetterebbero di vendersi l’anima per una porzione di quella torta fatta di compromessi e bugie, forse no, non basterebbe, continuerebbero come drogati a cercarsi la dose, leccando chiappe a destra e a manca e finendo con l’essere quegli zombi incravattati e improfumati come vecchie e grasse maitresse.
A me invece sono sempre piaciute quelle persone capaci di guardare il potere dritto in faccia, negli occhi, e mandarlo a fanculo, gente diversa, che non è mai la fotocopia di se stesso, che guarda il mondo in un altro modo, che semplicemente vivendo realizza un cambiamento, che non si limita a conoscere ma immagina come potrebbe essere.
Cambiare significa vedere le cose in maniera differente, guardare la luna e non il dito di chi la indica, quelli che “gli altri” chiamerebbero pazzi, ma che bella pazzia essere liberi, attuare nel mondo atti di libertà, che hanno la forza di aprire le prigioni mentali in cui ci rinchiudono.
Giorgio Gaber era sicuramente fra questi folli, un uomo che non aveva paura di essere pienamente se stesso, di sputare in faccia ai servi del potere, di dire ciò che pensava.
Lo hanno definito un genio, un conoscitore dell’animo umano, un intellettuale di altissimo livello, e di certo era tutte queste cose insieme e tante altre, ma più di tutte era un uomo libero.
Ancora oggi le sue parole segano le sbarre di quelle celle fatte di paura, di ignoranza, di illogiche dinamiche disumanizzanti, ancora oggi c’è qualche ragazzo che per strada canticchia “Libertà è partecipazione” ed io quando lo sento vorrei abbracciarlo e dirgli grazie, perché a volte può bastare anche soltanto il verso di una canzone per realizzare un piccolo cambiamento, ma le cose piccole se sono tante diventano enormi, e questo il signor G lo sapeva bene.
IMAGE CREDIT © LUIGI CIMINAGHI – COURTESY OF FONDAZIONE GIORGIO GABER
Il Signor G – La follia di essere liberi – foto di Luigi Ciminaghi
Further reading:
– Fondazione Giorgio Gaber: giorgiogaber.it
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