La bellezza autentica è imperfezione
Annalisa Grassano | On 18, Nov 2016
Basta Barbie e principesse perfette, i difetti ci rendono uniche.
di Annalisa Grassano
Sono sempre stata carina mai bella, almeno così ho sempre creduto, o forse così mi hanno sempre fatto credere.
E chi erano le belle? Per dirne una su tutte, quando ero piccola la bella per eccellenza era Barbie.
Vita strettissima, gambe lunghe, occhioni da cerbiatto in amore e folta chioma bionda (perché c’era anche la versione mora, ma diciamocelo non la comprava mai nessuno).
Già era proprio lei il modello di bellezza femminile per tutte noi bambine, che sognavamo un giorno di avere una vita come la sua.
Se ci penso oggi mi viene l’orticaria, alla fine sognavamo la vita di una cafona arricchita, che va sempre in giro senza mutande, con un fidanzato eunuco, pettinato come Donald Trump nei tempi migliori.
E poi ovviamente c’erano le immancabili principesse, che non sapevano fare assolutamente nulla se non restare ferme in attesa di essere salvate dal principe di turno. Che nervi, vederle lì inermi, ti facevano venir voglia di gridare “Fai qualcosa, provaci almeno, qualunque cosa, qualsiasi cosa.” .
Tra la narcolettica Aurora(la bella addormentata) e la rupofobica Cenerentola, la più “sana di mente” del gruppo forse restava Biancaneve, che viveva con sette nani in una villetta nel bosco. Insomma non proprio grandi esempi di donne in gamba.
Ma poi erano veramente così belle? Forse volevano solo farcelo credere, volevano convincerci che la bellezza è perfezione per trasformarci in tante bambolone, con labbra a cuoricino, e grembiule sempre in vista. Farci diventare delle belle statuine, o ancor peggio delle “donne con le palle”, Dio mio quanto odio questa espressione, come se servissero le palle per essere delle grandi donne, vorrei far notare che con le palle non saremmo neanche più donne.
Insomma ci siamo fatte fregare, Barbie ha vinto.
Ha vinto tutte le volte che ci siamo sentite brutte o inadeguate, sempre troppo cicciotte, o troppo basse, o troppo secche, o troppo poco, o troppo troppo.
Ha vinto la svampitella dalle tette a punte della Mattel, con le sue odiose scarpette fuxia, e la sua dannata Ferrari rosa shocking.
Ha vinto davvero? Forse è arrivato il momento di farla finita con questa storia dell’essere perfette per essere belle, noi siamo già belle. Perché la bellezza autentica è imperfezione, i difetti ci rendono uniche. Nelle nostre “stranezze” c’è la nostra particolarità, c’è il nostro essere veramente noi stesse.
E ora vi invito a guardarvi allo specchio, se non vi dice che siete le più belle del reame sta senza dubbio mentendo.
Ah dimenticavo, a me giocare con le Barbie non è mai piaciuto, preferivo di gran lunga i Puffi (sebbene anche Puffetta…ma questa è un’altra storia).
In The Dollhouse è un progetto fotografico della fotografa israeliana Dina Goldstein. Una serie contro gli stereotipi, che mostra ipotetiche scene di vita quotidiana di Barbie e Ken. Un lavoro provocatorio, ironico e dissacrante che illumina.
©Dina Goldstein – In the Dollhouse
– photo credits: ©Dina Goldstein
Further reading:
– website: inthedollhouse.net
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novembre 18, 2016
CristinaÉ vero che Barbie é uno stereotipo un po’ triste, però ricordiamoci che Ken non contava un ca22o anzi ne era quasi succube.Insomma la casa, la macchina, la piscina erano per lei poi ogni tanto c’era anche lui lo sfigato1!
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